Vari Autori Atei
Bertrand Russell
Si è detto che la mia avversione all’ortodossia religiosa si sia attenuata. Questa voce è completamente infondata. Penso che tutte le grandi religioni del mondo: buddhismo, induismo, cristianesimo, islamismo e comunismo, siano, ad un tempo, false e dannose. A rigor di logica, poiché contrastano fra loro, non più di una dovrebbe essere quella vera. Con pochissime eccezioni, la religione che l’uomo accetta è la stessa professata dalla comunità dove vive, sicché è l’influenza dell’ambiente che lo spinge ad accettarla. È vero che gli scolastici inventarono argomenti logici per provare l’esistenza di Dio, e che questi vennero accettati da
molti eminenti filosofi; ma si appoggiavano alla logica aristotelica, ora rigettata da quasi tutti i pensatori, tranne certuni, come i cattolici. Uno di questi argomenti non è
assolutamente logico: l’argomento del fine delle cose, che, peraltro, fu demolito da Darwin; e, in ogni caso, potrebbe divenire logicamente accettabile a condizione che si
neghi l’onnipotenza di Dio.
Lasciando da parte la logica, trovo strano si possa pensare che una divinità onnipotente, onnisciente e benevola abbia preparato il mondo, da nebulose senza vita, in tanti milioni di anni, per poi ritenersi soddisfatta dall’apparizione finale di Hitler,
Stalin e della bomba H. Una cosa è chiedersi se una religione è vera, altra se è utile.
Io sono fermamente convinto che le religioni, come sono dannose, così sono false. Il danno arrecato da una religione è di due specie: uno dipende dalla natura generica della fede, l’altro dalla natura particolare dei dogmi accettati. Per quanto riguarda la
natura della fede, si ritiene virtuoso credere, avere cioè una convinzione che non tentenna di fronte ad evidenze contrarie, e se l’evidenza contraria fa sorgere dubbi, ritenere di doverli sopprimere. Per tali motivi, non si permette ai giovani di ascoltare discussioni, in Russia, a favore del capitalismo, o, in America, a favore del comunismo. Questo conserva la fede di entrambi intatta e pronta per una guerra micidiale. La convinzione che è importante credere questo o quello senza ammettere
libere indagini, è comune a quasi tutte le religioni, ed ispira tutti i sistemi di educazione statale. Ne consegue che il pensiero dei giovani viene soffocato e
indirizzato ad una fanatica ostilità contro coloro che hanno altri fanatismi, e, anche più violentemente, contro coloro che a qualsiasi fanatismo si oppongono.
L’inveterata consuetudine di basare le convinzioni sull’evidenza e di dare ad esse soltanto quel grado di certezza, che l’evidenza garantisce, sarebbe un rimedio, se divenisse generale, per tutti i mali che affliggono il mondo.
Attualmente, però, nella maggior parte dei paesi l’educazione mira ad impedire lo sviluppo di tale consuetudine e gli uomini che si rifiutano di credere in sistemi basati su dogmi infondati, non sono ritenuti idonei all’educazione della gioventù. I mali che
ci sovrastano non sono prerogativa di un particolare credo, ma sono caratteristici, indistintamente, di qualsiasi credo dogmatico.
Nella maggior parte delle religioni ci sono, inoltre, specifiche dottrine etiche che arrecano un danno ben determinato. Se la condanna del cattolicesimo al controllo della nascite potesse prevalere, essa renderebbe impossibile la diminuzione della
povertà e l’abolizione delle guerre. La credenza indù che la vacca sia un animale sacro e che per la vedova sia immorale risposarsi è fonte di inutili sofferenze. Il dogma comunista nella dittatura di una minoranza ha causato orrori senza fine. Si
sente dire che soltanto il fanatismo può rendere efficiente un gruppo sociale. Ma questo dogma è in contrasto con le lezioni della storia. In ogni caso, soltanto coloro che servilmente adorano il successo possono credere che l’efficienza sia di per se stessa cosa ammirevole senza tener conto di quanto sangue essa grondi. Da parte mia, penso che è meglio fare un poco di bene piuttosto che molto male. Il mondo che io auspico dovrebbe essere libero da faziose incomprensioni, e consapevole che la felicità per tutti nasce dalla collaborazione e non dalla discordia. L’educazione
dovrebbe mirare alla libertà della mente dei giovani, e non al suo imprigionamento in una rigida armatura di dogmi destinati a proteggerla, nella vita, contro i pericoli
dell’evidenza imparziale. Il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano.
Il timore, fondamento della religione
Secondo me la religione si basa, essenzialmente, sulla paura. In parte è il terrore dell’ignoto, in parte, come ho già detto, il bisogno istintivo di immaginare qualcuno che ci aiuti e ci protegga nei pericoli: suppergiù una specie di fratello maggiore. In
principio, dunque, fu la paura: paura dell’occulto, paura dell’insuccesso, paura della morte. La paura porta alla crudeltà, ed è per questo che crudeltà e religione stanno
bene insieme. Oggi, tanti fenomeni non sono più misteriosi grazie alla scienza, che si è opposta alla religione cristiana, alle Chiese, e a tutti i princìpi anacronistici. La
scienza può aiutare l’umanità a superare questa vile paura, nella quale ha vissuto per tante generazioni. Con l’aiuto della scienza e del nostro cuore, impareremo a non cercare aiuti immaginari, a non inventare alleati in Cielo, ma piuttosto a valerci delle
nostre forze per rendere questo mondo più piacevole e diverso da quello che è divenuto, in questi secoli, sotto l’influsso delle Chiese.
Che cosa dobbiamo fare
Dobbiamo essere pratici, vedere il mondo nella sua giusta luce, coi suoi pregi e i suoi difetti. Non dobbiamo temerlo, ma conquistarlo con l’intelligenza, e non esserne schiavi. La nostra concezione di Dio deriva dall’antico dispotismo orientale, ed è una
concezione indegna di uomini liberi. Non ha rispetto di se stesso chi si disprezza e si definisce miserabile peccatore. Dobbiamo aver fiducia in noi stessi, e guardare il mondo con sicurezza. Dobbiamo rendere questo mondo il migliore possibile, e se non
è proprio come lo desideriamo, sarà sempre migliore di come ce lo hanno ridotto. Un mondo migliore richiede sapere, bontà e coraggio. Non bisogna rimpiangere il passato o soffocare la libera intelligenza con idee, che uomini ignoranti ci hanno
propinato per secoli. Occorre sperare nell’avvenire, e non voltarsi a guardare a cose ormai morte, che, confidiamo, non rivivranno più in un mondo creato dalla nostra intelligenza.
Non appena le asserzioni di una determinata persona divengono verità assolute, c’è tutta una schiera di esperti che si incarica di interpretarle, e sono questi esperti che, infallibilmente,
diventano potenti perché dicono di possedere la chiave della verità, e, come tutte le caste privilegiate, sfruttano il potere a proprio vantaggio. Siccome, poi, il loro compito è la diffusione della verità immutabile ed assoluta, diventano necessariamente contrari a qualsiasi progresso intellettuale e morale. La Chiesa si
oppose a Galileo e a Darwin; ancora oggi si oppone a Freud. Nei periodi della sua maggior potenza spinse ancora più oltre la sua lotta contro il progresso intellettuale.
Non si potrà mai avere un popolo sano se non si aboliscono
questi sistemi, e se l’educazione della gioventù continuerà ad essere controllata dalle Chiese.
Il mondo, si dice, fu creato da un Dio buono e onnipotente. Ma, prima di crearlo, egli previde tutto il male che esso implicava e ne è perciò responsabile. Perché non è esatto dire che il dolore è dovuto al peccato. Che attinenza può avere, ad esempio, il
peccato con gli straripamenti dei fiumi o le eruzioni dei vulcani? E pur ammettendo che il dolore e il male siano un castigo, l’argomento non regge. Se io mettessi al mondo un figlio, sapendo che questi diventerà un maniaco omicida, sarei io il responsabile dei suoi crimini. Se Dio creò l’uomo prevedendo i peccati che avrebbe commesso, Dio è il responsabile di quei peccati e delle loro conseguenze. I cristiani sostengono che la sofferenza è necessaria quale espiazione dei peccati. Ma questo è
sadismo bell’e buono, e in ogni caso è un argomento ben poco convincente. Se entriamo in un ospedale e vediamo intere corsie di bimbi, ci sembra disumano pensare che essi siano tanto colpevoli da meritare quelle sofferenze. Chiunque abbia il coraggio di asserirlo, ha già distrutto in sé ogni sentimento di pietà e compassione
ed è divenuto egli stesso crudele come il Dio in cui crede. Chiunque fantastichi che tutto sia per il meglio in questa “valle di lacrime”, mette a soqquadro i valori etici e deve trovare sempre nuovi cavilli per spiegare il dolore e la sofferenza.
Tralasciando, ora, questo argomento è evidente che le dottrine fondamentali del cristianesimo richiedono una buona dose di perversione etica in chi le accetta. Il mondo, si dice, fu creato da un Dio buono e onnipotente. Ma, prima di crearlo, egli
previde tutto il male che esso implicava e ne è perciò responsabile. Perché non è esatto dire che il dolore è dovuto al peccato. Che attinenza può avere, ad esempio, il peccato con gli straripamenti dei fiumi o le eruzioni dei vulcani? E pur ammettendo che il dolore e il male siano un castigo, l’argomento non regge. Se io mettessi al mondo un figlio, sapendo che questi diventerà un maniaco omicida, sarei io il responsabile dei suoi crimini. Se Dio creò l’uomo prevedendo i peccati che avrebbe commesso, Dio è il responsabile di quei peccati e delle loro conseguenze. I cristiani sostengono che la sofferenza è necessaria quale espiazione dei peccati. Ma questo è sadismo bell’e buono, e in ogni caso è un argomento ben poco convincente. Se entriamo in un ospedale e vediamo intere corsie di bimbi, ci sembra disumano pensare che essi siano tanto colpevoli da meritare quelle sofferenze. Chiunque abbia il coraggio di asserirlo, ha già distrutto in sé ogni sentimento di pietà e compassione ed è divenuto egli stesso crudele come il Dio in cui crede. Chiunque fantastichi che tutto sia per il meglio in questa “valle di lacrime”, mette a soqquadro i valori etici e deve trovare sempre nuovi cavilli per spiegare il dolore e la sofferenza.
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Paul Desalmand
"Chi non crede nel trascendente non è affatto "uno che non crede in nulla". Al contrario. Contrapponendo il coraggio della libertà a un dogma che blandisce la paura, l'Ateologia e il principio di laicità rappresentano valori. è da questi, e dall'uso della ragione che si oppone all'imposizione di un pensiero unico calato dall'alto, che derivano l'estensione dei diritti degli uomini, il conseguente riconoscimento della parità tra i sessi, l'emancipazione."
"Per millenni il solo fatto di essere reputati Atei conduceva direttamente alla prigione, alla tortura, alla morte, di preferenza sul rogo. I più fortunati potevano tentare di corrompere il boia, per essere strangolati in maniera discreta anziché finire bruciati vivi. D'altra parte, questa sorte non era riservata soltanto agli atei. Riguardava tutti coloro che prendevano le distanze dal pensiero dominante, che nel campo della religione è chiamato il dogma. Ma l'Ateismo appariva il crimine supremo. Non era concepibile negare il divino, in un mondo che era regolato su esso."
"Nei paesi cosiddetti evoluti si accetta, praticamente senza discussione, che il monoteismo sia superiore al politeismo. In politica si giudica pericoloso affidare tutto il potere a un solo individuo, ma in materia di politica divina la dittatura sembra costituire il modello." (Nota di Lunaria: infatti l'intolleranza religiosa è tipica del monoteismo, della monolatria di un unico principio - sempre virato al maschile. Per un politeista è assurdo credere a un solo dio. Si crede a una moltitudine di Dei, quindi perchè offendere gli Dei degli altri rifiutandoli o disprezzandoli? è frequente che donne che adorino Dei Egiziani adorino altrettanti Dei Nordici. Il problema sorge quando una persona sostiene che il suo Dio sia l'unico Dio da imporre a tutti, a discapito della pluralità)
"Più di cinque secoli prima della nostra era (intorno al VI secolo), il filosofo greco Xenofane si burlava di coloro che rappresentano gli Dei a propria immagine:
"Eppure, se i buoi, i cavalli e i leoni
avessero anche loro le mani e con quelle mani
sapessero disegnare e sapessero modellare
le opere con quell'arte che solo gli uomini padroneggiano,
i cavalli forgerebbero gli Dei cavallini,
e i buoi darebbero agli Dei forma bovina."
Rica, una dei personaggi delle "Lettere Persiane" di Montesquieu utilizza argomenti dello stesso genere e termina con questa affermazione: "è stato detto giustamente che, se i triangoli decidessero di darsi un Dio, questo avrebbe tre lati."
In Lucrezio vi si ritrova il nucleo essenziale delle idee del suo maestro Epicuro, e in particolare, il concetto che bisogna fidarsi solo della ragione. In questo modo potranno essere dissipate le paure prive di fondamento propagate dalle religioni: "Per dissipare quei terrori, quelle tenebre dello spirito, non bastano i raggi del sole né la luce del giorno, ma è necessario lo studio razionale della Natura" (De rerum natura)"
Ateismo ed Emancipazione Femminile
L'Ateismo e i movimenti favorevoli all'emancipazione femminile sono spesso andati di pari passo. Nel XIX secolo Stendhal, Ateo convinto, è uno di coloro che affermano con più decisione la necessità della parità tra uomini e donne. Auspica un'educazione identica e pone il problema dell'indipendenza economica delle donne.
Un po' più tardi Henrik Ibsen mette in scena "Casa di Bambola" (1879) che resta ancora oggi una sorta di manifesto su questo tema. Bertrand Russell, Ateo come nessun altro, nei suoi "Saggi scettici", attira l'attenzione sul fatto che i liberi pensatori sono sempre stati all'avanguardia per azioni sul campo, come il controllo delle nascite. Nel 1949 Simone de Beauvoir pubblica il "Secondo sesso", che resta la Bibbia del Femminismo. In questo libro tratteggia un quadro della condizione femminile, sul filo dell'Esistenzialismo Ateo del suo compagno Sartre. Infine, più vicina a noi, Taslima Nasreen (*), Atea in una nazione musulmana (il Bangladesh), colpita da una fatwa che la condanna a morte, ha dovuto fuggire dal suo paese perchè mostrava con coraggio il ruolo alienante riservato alla donna dalle religioni, l'islam e anche l'induismo. In linea generale, gli Atei hanno aiutato le donne a entrare nel club degli esseri umani, a pieno diritto."
(*) Medico diventata scrittrice, Taslima Nasreen conduce una battaglia solitaria e coraggiosa contro l'integralismo islamico e l'oppressione di cui sono vittime le donne del Bangladesh.
Nel 1993 il Consiglio dei soldati dell'islam ha emesso contro di lei una fatwa (taglia) di 1250 dollari (che potrebbero essere spesi per migliorare la sanità, le cure ospedaliere, di un paese poverissimo!) per chi la uccide, perché colpevole di aver pubblicato il romanzo "La vergogna", nel quale descrive le persecuzioni di una famiglia indù da parte dei musulmani. Un anno dopo, sotto la pressione degli integralisti islamici, il governo spicca un mandato di arresto nei suoi confronti, per bestemmia contro l'islam. Costretta a vivere in clandestinità, Taslima fugge in Svezia nel 1994, avvia una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica occidentale e in seguito ritorna nel proprio Paese per subire il processo.
In "Donne, fatevi vedere", porta questa testimonianza:
"Nella folla, mille mani invisibili palpano i seni e i sederi delle donne, e non si tratta di certo di mani di illetterati. Io non protesto mai contro queste aggressioni, perchè mi dico che ho avuto fortuna se ancora nessuno mi ha sfigurato gettandomi addosso del vetriolo. Ho avuto fortuna a non essere stata violentata da un gruppo di uomini. Fortuna a essere ancora viva. E io temo queste violenze, perchè ho commesso un reato, quello di essere nata donna. Nonostante i miei titoli di studio, la mia cultura, la mia professione, non sono un essere umano, sono meno di niente. Una donna può ben avere tutte le qualità, ma in questo Paese non viene considerata come un essere umano [...] Come me, le donne che passeggiano per la strada non reagiscono ai commenti indecenti che ricevono quando passano. Tutte le adolescenti sanno che nessun ragazzetto sconosciuto si sentirà in colpa perchè sputa loro in faccia la sua saliva mischiata a resti di betel. Rapine, vetriolo, rapimenti, omicidi, esse possono aspettarsi qualsiasi atto di violenza."
In Bangladesh, il Primo ministro e il leader dell'opposizione sono donne. Questa, che potrebbe sembrare una conquista femminile, non lo è, perchè è solo grazie al padre o al marito che queste donne hanno raggiunto le più alte cariche dello Stato. Ecco cosa scrive Taslima:
"A che serve esser là se non fate niente per cambiare le leggi inique e il nefasto calamitoso sistema sociale di questo Paese, quando avete entrambe i mezzi per farlo? [...] Dal momento del vostro ingresso in politica, vi siete affrettate a mettervi il velo. I vostri colleghi politici non portano né la barba né il copricapo che l'islam impone agli uomini. [...] Se oggi vi comportate così è perchè gli uomini che vi stanno intorno ve l'hanno suggerito per compiacere il popolo. Volete sedurre nascondendo il vostro cervello sotto il tessuto. State commettendo un grave errore. Non avete dimenticato quante siano le proibizioni che vi minacciano da destra, da sinistra, da nord-est, da sud-ovest. Nessuna di noi può dimenticarlo [...] Perchè allora non protestate contro l'oppressione che subiamo?"
Intervista a Taslima Nasreen, apparsa su l'Express, il 10 aprile 2003, tradotta in italiano su "Il libro nero della donna", a cura di Christine Ockrent.
Riporto qualche stralcio.
Perché è importante per Lei occuparsi di nuovo della condizione delle donne musulmane?
Ovunque nel mondo le donne sono oppresse dalle religioni, dalle usanze e dalle tradizioni. Ma dove attualmente soffrono di più è nei paesi islamici. L'Occidente ha instaurato la laicità, la separazione fra Chiesa e Stato, mentre nella maggior parte dei paesi musulmani le donne sono sempre sotto il giogo di 700 anni di shari'a. Milioni di donne patiscono terribili sofferenze. Vengono segregate, bruciate, lapidate a morte. [...] Per secoli è stato loro inculcato che erano schiave dell'uomo, che dovevano adeguarsi al sistema creato dagli uomini o da Dio. Sotto la shari'a le donne sono considerate non più come esseri umani, ma come oggetti sessuali.
Non abbiamo bisogno di questa legge, dobbiamo combatterla!
[...] Vivevo in una società musulmana, in una famiglia musulmana, ed ero abituata a vedere le donne, avvolte dalla testa ai piedi nel burqa, farsi picchiare dai mariti che potevano essere poligami o divorziare quando volevano.
Fu la lettura del Corano a farle vedere le cose in maniera diversa?
Sì, fu mia madre a insegnarmi il Corano [...] non lo capivo veramente. Spesso le donne non sanno che cosa dice il Corano perchè è scritto in arabo, e in molti paesi non arabofoni si decifra il testo senza comprendere il significato dei versetti. Ma a 14 anni mi è capitato tra le mani un Corano tradotto in bengali [...] Capii che era proprio Allah a dichiarare inferiori le donne [...] a dare al marito il diritto di picchiare la moglie, a imporre il velo... sì, tutto ciò lo autorizzava Allah [...] (Sura IV Al nisa) una legge terrificante, o più precisamente dalla legge creata da Maometto in nome di Allah. Quando ho cercato di criticare l'Islam in nome delle donne e della giustizia, i fondamentalisti [...] hanno solo voluto farmi tacere e uccidermi. [...] Sono stata costretta a nascondermi e ad abbandonare il mio paese.
E che dice il Corano della vita sessuale delle donne?
L'islam considera la donna unicamente come oggetto sessuale, un oggetto sporco come gli escrementi: "O voi che credete! Se siete malati o in viaggio, o se uscite da una latrina o avete avuto rapporto con le donne, e non trovate acqua, fate allora la lustrazione pulverale" (cioè, strofinarsi con sabbia). E dice anche: "Le vostre donne sono un campo da arare per voi, andateci a vostro piacimento". Dunque, quando e come agli uomini aggrada! Che la donna sia o meno consenziente è una questione che non si pone mai!
Non c'è dunque niente da salvare nel Corano?
No, perchè adesso conosciamo la modernità e i diritti dell'uomo. [...] Ciò di cui abbiamo bisogno è un'educazione illuminata. Secoli fa, gli uomini hanno creato l'islam. Il Corano può essere considerato un documento storico. [...] Il Corano va preso come un elemento della nostra storia passata, senza cercare di applicarlo al presente.
Che cosa vorrebbe dire a tutte quelle donne?
Vorrei far loro comprendere che devono leggere il Corano con perspicacia per rintracciarvi una qualche giustizia. Se non la trovano nel testo (e non ce la trovano di sicuro) devono smetterla di seguire quelle regole e cominciare a lottare. Ognuna troverà il suo modo di lottare.
***
Da Luigi Cascioli, "La favola di Cristo"
Come conseguenza di quella incompatibilità che c'è tra la ragione e la fede, tutte le religioni si opposero, e si oppongono ancora, alla ricerca scientifica, considerata da esse la loro peggiore nemica (ex nihilo nihil). Basti dire che soltanto sotto il pontificato di Pio XII (1939-58) la Chiesa ha ammesso che è utile e lecita l'amputazione chirurgica.
La Chiesa ha sempre considerato le epidemie come flagelli voluti da Dio contro i quali ogni lotta veniva considerata un sacrilegio. Quando la peste faceva strage fra le popolazioni, essa emanava ogni volta degli editti che proibivano la distruzione dei ratti,
ritenendoli i realizzatori della volontà di Dio. Nel 1829 Leone XII condannò le vaccinazioni scrivendo: "Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un
castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo".
Nel 1200 il Doge di Venezia sposò una principessa originaria di Bisanzio. Poiché questa principessa continuò a seguire alcuni usi della sua terra, ella scatenò subito le ire delle autorità ecclesiastiche che la minacciarono di castighi divini. Quando cadde malata, San Bonaventura (il dottore serafico) dichiarò che la sua malattia era la punizione di Dio alla quale la principessa si era esposta con il suo comportamento scandaloso che, dopo la
sua morte, fu spiegato dalla Chiesa nei seguenti termini: "La principessa ha ricevuto da Dio la punizione che meritava perché portava i cibi alla bocca non con le mani come è morale fare, ma per mezzo di forche (forchette) in oro a due denti".
Praticamente, se fosse dipeso da questi oscurantisti ispirati da Dio, mangeremmo ancora con le mani, lasceremmo che la peste ci distrugga per non uccidere i ratti e lasceremmo i nostri arti incancrenirsi per non contraddire il Cielo che, a quanto risulta, continua a opporsi all'uso dei profilattici per prevenire l'AIDS e alla pratica degli anticoncezionali per combattere la fame nel mondo.
E ancora:
L'ateismo di Luigi Cascioli
Se io combatto le religioni non è perché esse sostengono l’idea di un Dio inesistente, ma perché esse fondano su questa chimera una morale basata sulla stagnazione e sul regresso. Perché dovrei io oppormi a un Dio, anche se non esiste, se fosse portatore di benefici? Perché dovrei io attaccare il cristianesimo se le sue leggi esortassero gli uomini a crescere, a perfezionarsi e quindi a evolversi?
*****
A questo, aggiungo che ancora nei primi del '900 la Chiesa era avversa e contraria agli antidolorifici da somministrare alle donne che partorivano, perché togliere il dolore del parto sarebbe stato contrariare il Divino Anatema che condannava Eva alla sofferenza del parto (oltre che alla sottomissione all'uomo). I Testimoni di Geova, i più retrogradi insieme agli Apostolici (che considerano il "dare diritti alle donne" opera demoniaca che ha come scopo il portare l'Anticristo in terra), fino agli anni '70 erano contrari alle vaccinazioni. Contro ogni evidenza scientifica, molte autorità islamiche ancora considerano la donna deficiente di intelletto; ci sarebbe davvero da ridere, considerando che maometto - il responsabile di questo autorevolissimo hadith sulla mancanza di ragione della donna - non sapeva neanche scrivere.
*****
Le sacre scritture, lontane dall'essere un'opera d'ispirazione letteraria o poetica, sono un vero trattato di insegnamento di guerriglia e di incitamento alla rivolta armata.
Esse furono scritte unicamente per raggiungere degli scopi politici ben precisi, scopi che appariranno evidenti quando ci troveremo davanti a quel Partito Giudaico che porterà gli Ebrei, in un crescendo di esaltazione nazionalista, a concepire un programma di imperialismo universale.
Che lo scopo della Bibbia sia quello di riunire un popolo, un popolo frustrato, facendo leva su quei sentimenti di odio e di vendetta che erano andati accumulandosi in esso durante i secoli per via di quell'emarginazione a cui era stato costretto dall'inizio dei
tempi, appare evidente da come gli Ebrei si sono costruiti il loro Dio, quel Dio che ci viene mostrato sin dalle primissime pagine come capace soltanto di punire, maledire e ordinare stragi.
La Bibbia divide la storia umana in due parti. La prima, che comincia con Adamo e Eva e termina con il diluvio, e la seconda che riprende dopo Noè per continuare fino alla fine del mondo. Sulla prima parte si intrattiene molto poco, soltanto tre pagine e per di più in forma quanto mai confusa e estremamente fantastica.
Dopo averci detto che Dio creò Adamo soffiando nel naso di un pupazzo di creta, averci raccontato l'aneddoto della mela,
(non è esatto. Nel testo biblico non si parla di "mela" ma di un generico frutto. Nota di Lunaria)
detto che Caino si rifugiò, carico di rimorsi per aver ucciso suo fratello Abele, nel paese di Nod, dove dette origine ad una stirpe accoppiandosi con una donna che non poteva essere che sua sorella,
(logicamente sì; però il testo biblico non lo specifica. Nota di Lunaria) e fatto un elenco di Patriarchi dalla vita media di 750 anni, essa conclude con l'affermazione: "C'erano sulla
terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi".
Sapendo che la stesura della Bibbia ebbe inizio nel VI secolo prima della nostra era, appare chiaro, dai fatti che essa riporta, che non è il risultato di un'ispirazione divina, come affermano i suoi sostenitori, bensì la trascrizione di tutte quelle nozioni che i suoi redattori appresero dalle leggende e dalle mitologie medio-orientali e mediterranee durante i cinquant'anni di esilio passati nel regno di Babilonia. L'accenno che la Bibbia fa
circa questi uomini illustri dell'antichità non è che una ripetizione frettolosa di quelle mitologie che tutti conosciamo nelle quali gli eroi erano spesso figli di un Dio e di un
umano quali Achille, Perseo, Polifemo ecc.ecc., ripetizione opportunamente riportata per poter giustificare l'esistenza di propri eroi propri da collocare in una storia inventata, eroi
che faranno nascere anche loro da donne fecondate da Dio, come Isacco, Sansone, Giacobbe, Esaù e tanti altri per giungere alla costruzione di quel Gesù che faranno partorire a una donna vergine resa incinta dallo Spirito Santo, quel Gesù che sarà preceduto e annunciato da quell'altro eroe, Giovanni Battista, che a sua volta è il prodotto di un altro accoppiamento tra una donna sterile e Dio.
La prima prova che la Bibbia sia un testo d'ispirazione pagana e non divina, è l'episodio riguardante Eva e la mela,
(Nota di Lunaria: in realtà non è specificato nella Bibbia)
tratto da una leggenda sumera che faceva dipendere l'origine dei mali dalla prima donna che, indotta da un serpente a disobbedire al Dio creatore, convinse il suo compagno a mangiare il frutto dell'albero proibito.
La favola sumera viene raccontata in un documento chiamato "Cilindro della Tentazione" che è conservato presso il British Museum di Londra. Questo documento, scritto nell'anno 2500, esisteva già venti secoli prima che venisse redatta la Bibbia.
Terminata la prima parte con la spiegazione circa la natura degli eroi dell'antichità, la Bibbia ci dice che Dio, insoddisfatto di ciò che aveva creato sulla Terra, decise di distruggere tutto per ricominciare da capo.
"Il Signore disse: « Sterminerò dalla Terra l'uomo che ho creato: con lui anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore ".
Tutti conosciamo la storia del diluvio che, sommergendo la terra, estinse ogni essere vivente eccetto Noè, la sua famiglia e i pesci, i quali, Dio, per quanto lo volesse, non riuscì a far morire affogati.
A questo punto, prima di passare alla seconda parte, che è quella che segue lo sterminio del diluvio, voglio soffermarmi a fare delle considerazioni sulle date e i fatti riportati dalla Bibbia nel periodo che va da Adamo alla nascita di Cristo, secondo essa
durato 4.000 anni. Stando a quanto afferma la Bibbia che il diluvio è avvenuto nell'anno 2350, se può sembrare assurdo che la terra si sia potuta popolare la prima volta in maniera completa in
soli 1750 anni partendo da una sola coppia, Adamo ed Eva, apparirà addirittura ridicolo che al tempo di Abramo (1900), cioè soltanto dopo 450 anni dal diluvio che comportò la distruzione totale di tutti gli esseri viventi, si siano potute formare delle popolazioni così numerose e progredite quali erano gli Egiziani, i Persiani, i Babilonesi, i Greci e tutte quelle altre etnie formanti le civiltà mediterranee, africane, indoeuropee, asiatiche ecc. ecc.
senza poi parlare dei lapponi del polo nord, degli indiani d'America, degli aborigeni dell'Australia che la Bibbia, escludendoli dalla propria storia, li pone in un altro mondo
come se appartenessero a un'altra barzelletta. Un mondo che quando fu scoperto pose dei grossi problemi ai teologi cristiani i quali dovettero decidere se coloro che vi appartenevano, dal momento che non risultavano essere stati generati da Adamo e Eva, avessero o meno l'anima.
***
Dopo Giulio Cesare Vanini, Ateo a cui hanno strappato la lingua, la "religione dell'amore" ha anche sulla coscienza la morte di Jean-François Lefebvre de La Barre.
Ucciso a 19 anni per non essersi tolto il cappello a una processione e per aver letto il "Dizionario Filosofico" di Voltaire!
Vediamone la storia!
Il cavaliere Jean-François de la Barre nacque nel 1747 ad Abbeville, una cittadina nel nord della Francia. Nel 1766 viene accusato di non essersi tolto il cappello al passaggio di una processione, di aver canticchiato una canzone libertina, di aver mutilato un crocifisso e di aver letto Voltaire!
Le accuse non vengono mai provate, e l'unica certa è quella del libro di Voltaire, che viene ritrovato nella camera del giovane.
Nel 1766 è condannato al taglio della mano e al rogo; il 4 giugno dello stesso anno la sentenza è mitigata: il condannato sarà bruciato dopo essere stato decapitato e mutilato della lingua (stessa pena riservata a Vanini). De La Barre viene torturato, decapitato e il corpo viene gettato nelle fiamme, insieme ai "libri empi": quelli di Voltaire! Nel 1775 oltre ai libri di Voltaire, si bruciano anche quelli di Rousseau.
Lo stesso Voltaire è sconvolto; il suo libro è stato trovato a casa della vittima, e si sente in qualche modo colpevole; fa il possibile per salvare il giovane, poi scrive "Relazione sulla morte del cavaliere de La Barre" e "Il grido del sangue innocente".
Nel 1905 un comitato di liberi pensatori fa erigere una statua a de La Barre, che poi viene abbattuta nel 1941; nel 2001 un'associazione riesce a far erigere nuovamente la statua.
Questo è il testo della condanna:
"Atteso che messer La Barre... è stato doverosamente raggiunto e convinto:
1) di essere passato, per sua empietà e per deliberato proposito, nel giorno della scorsa Pentecoste, a 25 passi dal Santo Sacramento, che era portato in processione dai religiosi di Saint-Pierre d'Abbeville, senza togliere il cappello dalla testa e senza mettersi in ginocchio;
2) di aver cantato canzoni empie, piene di blasfemie, le più enormi e le più abominevoli, menzionate al processo;
3) di aver espresso segni di rispetto in direzione di libri infami, detti filosofici, tra i quali si annoverava il "Dictionnaire Philosophique Portatif" di messer Arouet detto Voltaire, che egli aveva collocato sopra una mensola nella sua camera e davanti al quale passava dicendo che a quel libro è dovuto più rispetto che al Santissimo Tabernacolo...
In riparazione di ciò, il detto cavaliere de La Barre è stato condannato a rendere ammenda onorevole davanti alla chiesa collegiale di Saint-Wulfran, ad Abbeville, dove sarà condotto dall'Esecutore di Alta Giustizia, e là, dimorando in ginocchio, nuda la testa e nudi i piedi, avendo la corda al collo, con cartigli davanti e dietro recanti: empio, blasfematore e sacrilego abominevole ed esecrabile, e tenendo nelle mani una torcia di cera ardente del peso di due libbre, dire e dichiarare ad alta e intellegibile voce che egli si pente dei suoi crimini e ne chiede perdono a Dio, al Re e alla Giustizia; e nello stesso luogo dovrà avere la lingua strappata; ciò eseguito, dovrà essere condotto su una carretta nella pubblica piazza del Grand-Marché della città dove, su un patibolo che vi sarà eretto, dovrà avere la testa tagliata e, di seguito, il suo corpo dovrà essere gettato insieme con la testa nel fuoco, su un rogo ardente, affinché vi sia bruciato, con l'esemplare del "Dictionnaire Philosophique" sottrattogli, e le ceneri dovranno essere sparse al vento; e prima dell'esecuzione al menzionato cavaliere de La Barre dovrà essere comminata la questione ordinaria e straordinaria, affinché, dalla sua bocca, si sappia la verità su tutti gli altri fatti risultanti dal processo e si ottenga la rivelazione di tutti i complici di empietà..."
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Joumana Haddad è una scrittrice libanese. Autrice di "Ho ucciso Shahrazad", "Adrenalina", "Il ritorno di Lilith", è apparsa anche sulle antologie "Parola di donna, corpo di donna" e "Non ho peccato abbastanza" (insieme a moltissime altre Poetesse).
è membro del Comitato del libro e della letteratura presso il ministero della Cultura libanese e fondatrice della rivista Jasad ("Corpo"). Questi sono i "complimenti" che le hanno rivolto gli integralisti: "immorale", "dissoluta", "scandalosa", "peccaminosa", "viziata", "corrotta", "corruttrice", "depravata", "decadente", "criminale", "malvagia", "senza scrupoli", "senza onore", "subdola", "Meriti di essere lapidata", "Marcirai all'inferno", "Ti dovresti vergognare di te stessa", "Come ti permetti? Stai corrompendo i nostri figli", "Dio ti punirà", "Ti sputiamo in faccia", "Preghiamo che qualcuno ti getti dell'acido addosso"
Da "Ho ucciso Shahrazad"
"Vedi, essere arabo e vivere nel mondo arabo oggi è come sbattere la testa contro uno spesso muro di inattacabili ostacoli politici, sociali ed esistenziali. Martelli, martelli ma nulla cambia, eccetto il numero dei lividi sulla tua pelle. Ma bisogna continuare a colpire quel muro dall'interno. è la nostra unica speranza. Perché non può essere distrutto, penetrato o abbattuto dall'esterno."
"Le mie letture mi emancipavano - e la libertà, così come ho appreso in seguito, comincia dalla mente per poi spostarsi sull'espressione di sé e sul comportamento."
"Mi infastidisce pensare che l'unica risposta di molte donne arabe alla propria sofferenza sia lamentarsi, invece di provare a cercare una soluzione, un barlume di speranza, per quanto piccolo sia, nella loro realtà quotidiana. "Volere è potere" è molto più di una bella sequenza di parole."
"Pregare dovrebbe essere come fare l'amore: una questione privata. Tutti parlano di oscenità sessuale, ma quasi nessuno parla di oscenità religiosa. Chi fa l'amore in pubblico viene mandato in prigione perché si ritiene che costituisca un'offesa alla pubblica decenza. Io sogno un mondo laico, incontaminato, in cui venga riservato lo stesso trattamento a chi trasforma le proprie convinzioni religiose in un carnevale."
"Una donna forte al punto da vivere, e dire "no", persino quando vivere e dire "no" significa perdere."
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Betty Friedan: "La mistica della femminilità" (1963)
"Una donna non può trovare la sua identità nel marito, nei figli. Non può trovarla nella tediosa routine del lavoro domestico. La mistica della femminilità prescrive alle donne una morte vivente." (pagina 331)
"Anche la tradizionale resistenza dell'ortodossia religiosa si maschera oggi con le tecniche manipolative della psicoterapia.
Le donne cattoliche o ebree osservanti non si liberano facilmente dall'immagine della casalinga; quest'immagine è incorporata nei canoni della loro religione, nei precetti della loro infanzia e dell'infanzia dei loro mariti, e nelle definizioni dogmatiche del matrimonio e della maternità che dà la loro chiesa." (pagina 342)
(Nota di Lunaria: si ricordi che nel cristianesimo, maria è "importante" solo per essere stata madre del "cristo maschio dio". Non ha altri ruoli, attività, pensieri, non è un essere in sé, ma in vista di un chi: il maschio-dio, appunto. è ridotta ad una femmina sgrava-maschio, al pari di una mucca o di una scimmia.
maria non è donna-logos, non è scienziata, non è avvocato, non è dottoressa, non è scrittrice, non è poetessa, non è artista, non è dinamica, attiva, energica, indipendente, autonoma:
è utero-fecondato da un dio padre.
La figura di maria è stata poi imposta a tutte le donne, nella decadenza del paganesimo e col progressivo imporsi del cristianesimo. Le donne erano sminuite anche nel paganesimo - che comunque non conosceva una misoginia pari al cristianesimo -, ma la classe delle sacerdotesse era importante, stimata e venerata. Il cristianesimo, con il dogma del dio unico e del dio maschio, ha di fatto portato all'estromissione delle donna dalla sfera del sacro, che perdura anche oggi: non esistono papesse, vescovesse e pretesse.)
"La mistica della femminilità vorrebbe che le donne rinunciassero ad avere proprie ambizioni. Il matrimonio e la maternità sono il fine; dopodiché si pretende che le donne siano ambiziose solo per i mariti e i figli" (pagina 348)
Nota di Lunaria: si veda come il modello di maria, madre-docile, sia funzionale al mantenimento dell'ordine patriarcale.
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"Dio esiste, Papà? - Le risposte di un padre ateo - " di Clemente Garcia Novella
Ne riporto qualche stralcio, anche se il libro è davvero ben scritto e appassionante. Non manca neanche, a pagina 205, un'analisi, oltre i tanti "perché esiste la religione?" che l'autore snocciola (per paura della morte, per dare un senso, ecc.), anche una paginetta sul concetto cardine del perché i maschi pontifichino di un Dio Padre:
Pagina 15
"Dov'è Dio, papà?"
"Nell'immaginazione delle persone. Nei loro desideri. [...] Non è stato un dio a creare il mondo e l'umanità. Siamo stati noi, esseri umani, con la nostra immaginazione, ad aver creato, inventato tutti gli dei della storia perché desideravamo che esistessero. [...] Nelle sue "Lettere persiane", Montesquieu scrisse: "è stato detto molto bene che, se i triangoli facessero un Dio, gli darebbero tre lati". E Spinoza, cinquant'anni prima, aveva usato la stessa immagine: "Se il triangolo avesse la possibilità di parlare, direbbe allo stesso modo che Dio è eminentemente triangolare, e il cerchio direbbe che la divina natura è circolare"
Pagina 45
"Comunque, ritengo che l'indizio che più di altri fa propendere per l'ateismo sia l'esistenza del male, dell'ingiustizia, delle malattie, della crudeltà, della sofferenza, delle calamità... I casi sono due: o gli dei vogliono far cessare tutto questo ma non sono in grado, vale a dire non sono onnipotenti, oppure possono ma non vogliono, ovvero gli dei non sono buoni. [...] Un dio creatore non può essere buono e onnipotente nello stesso tempo. Eppure, l'onnipotenza e la bontà infinita sono qualità che i tre monoteismi attribuiscono ai loro rispettivi dei"
Pagina 59
"Se l'ignoranza della natura diede vita agli dei, la sua conoscenza li distruggerà" (d'Holbach)
Sebbene in parte io condivida le parole del filosofo materialista, ho l'impressione che le credenze negli dei non siano destinate a scomparire, per via della consolazione metafisica che offrono ad alcune persone. Ma sembra altrettanto certo che la progressiva conoscenza della natura farà sì che sempre meno esseri umani cercheranno di spiegare la realtà attraverso interpretazioni mitologiche."
Pagina 63
"Prendendo a prestito queste parole di papa Paolo VI: "L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio [...] è, e deve continuare a essere, superiore al resto della Creazione."
Superiore al resto della Creazione... L'antropocentrismo religioso, vale a dire, la considerazione dell'essere umano quale fulcro dell'universo, come se tutto girasse intorno a noi, questa presunzione di superiorità, da ogni punto di vista, rispetto a tutte le altre creature, è in generale un ostacolo al progresso della conoscenza scientifica. Non dimentichiamo con quanta difficoltà le intuizioni perspicaci di Copernico, Giordano Bruno (per quest'ultimo, in particolare, il prezzo fu il rogo dopo sette anni di prigionia) e Galileo si siano imposte sulla dottrina ufficiale, cristiana, secondo cui la terra era al centro dell'universo e tutti i corpi celesti le ruotavano intorno."
Pagina 67
"Dato che secondo la dottrina cattolica, resusciteranno soltanto gli esseri umani e non gli animali, molti di noi come lo scrittore Gabriel Andrade, si domandano: "A partire da quale esemplare dell'evoluzione dell'uomo si verificherà la resurrezione dei corpi?" [...]
Appare grottesco e quasi comico immaginare un Homo Sapiens primitivo che si senta sollevato per essere stato ammesso al club dei resuscitati, ma allo stesso tempo, infinitamente triste perché suo padre e sua madre, il cui destino non ha voluto che venissero considerati umani, non resusciteranno mai, poverini, nonostante durante la loro vita terrena siano stati altruisti e compassionevoli e non abbiamo fatto mai del male a nessuno."
Pagina 87
"La fede (o credulità cieca come alcuni di noi la chiamerebbero) non ha bisogno di prove. Tuttavia, il grande problema della fede è che, oltre a essere incapace di offrire risposte concrete, pretende che gli uomini smettano di porsi domande."
Pagina 114
"Tutti conosciamo (e se i nostri figli sono ancora troppo piccoli per saperlo, sfortunatamente un giorno ne verranno a conoscenza) le terribili conseguenze: guerre, massacri indiscriminati, persecuzioni... che sono scaturite nel corso della storia e continuano tuttora, dal considerare assurde le credenze religiose degli altri senza fermarsi a pensare che le proprie non sono né più né meno deliranti. Nella storia del nostro pianeta sono le motivazioni più folli che hanno causato il maggior numero di vittime innocenti" (Nota di Lunaria: ci fu un tempo nel quale i cristiani ben volentieri si sarebbero massacrati per quell' "ante partum, in partu, post partum"...)
"L'Ateismo è un umanesimo perché, se diamo per certa l'ipotesi che non ci siano dei che si preoccupano per noi, allora dovranno essere gli uomini a prendersi cura gli uni degli altri."
Pagina 157
"L'Ateismo non è neppure un culto della Scienza [...] Come disse l'attore e musicista australiano Tim Minchin: "La scienza corregge le sue teorie in base a ciò che osserva. Al contrario, la fede è negazione dell'osservazione, affinché il credo possa essere preservato". Difficilmente troverei una definizione migliore del dogma religioso."
Pagina 168:
"Le persone che non gradiscono che si rida delle loro convinzioni non dovrebbero averne di così esilaranti." (Christopher Hitchens)
Pagina 192:
"Una volta, mentre mi trovavo a passeggiare con la mia famiglia lungo La Rambla, a Barcellona, e guardavamo chioschi dove si vendono gli animali, vedemmo un signore che toglieva dalla gabbia un uccellino morto. Uno dei miei figli, inaspettatamente, come i bambini fanno sempre, mi domandò: "Papà, perché l'uccellino è morto?" "Perché era vivo", fu la risposta migliore che riuscii a dargli. Stranamente non fece altre domande. Forse, anche se era piccolo, mio figlio aveva intuitivamente compreso che non c'era una risposta migliore che io potessi dargli. Continuammo la nostra passeggiata rallegrandoci del canto dei sopravvissuti."
Da "Il significato delle cose" di A.C. Grayling
Gli apologeti della religione parlano molto di bellezza e bontà, di personalità e di esperienze soggettive. Si tratta in effetti di cose importantissime. Ma costoro compiono, spesso intenzionalmente, il classico errore di fondere questi elementi dell'esperienza umana, elevati e positivi, con qualcosa di soprannaturale. La sensibilità per la bellezza, la civiltà, la capacità di amare e la creatività - tutto quanto di meglio c'è in noi - appartiene a noi, all'esperienza umana nel mondo reale. Tutte queste cose positive non hanno bisogno, né ne traggono nessun beneficio, di una qualsiasi presunta connessione con agenti soprannaturali, quali che siano. Esse ci appartengono, proprio come ci appartengono il male, la stupidità, l'avidità e la crudeltà cui si contrappongono. Anzi: perchè invece di insistere sempre sul contrario, i difensori della religione non affermano che tutti questi mali provengono dagli dei, e i grandi beni dall'uomo?
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Tratto da
[...] Jean-Baptiste Colbert, onnipresente ministro di Luigi XIV, intervenne per far cessare la condanna di certe streghe (1670-1671)
Verso gli anni Settanta dei Seicento nella maggior parte dell'Europa occidentale ebbero fine le condanne delle streghe; gli ultimi processi per stregoneria si ebbero nel primissimo Seicento, e poi vi furono alcuni casi isolati fino al 1680 circa [...] Nelle isole britanniche il lungo elenco di incriminazioni per reato di stregoneria dibattute davanti ai tribunali riguardanti la contea di Essex, si conclude nel 1675. (Nota di Lunaria: ci si ricordi che anche gli omosessuali, "i sodomiti", venivano condannati al rogo; a partire dal 1700 a Parigi furono poste sotto inchiesta 4000 persone sospette di omosessualità, ma quasi mai si comminarono castighi che andassero oltre il carcere e il bando; in precedenza i gay - in Germania chiamati con disprezzo "unmensch", mostro, venivano mandati al rogo, come gli eretici e le streghe; nei paesi del Sud Europa infatti gli omosessuali erano giudicati dall'Inquisizione).
Ai primi del '700 prima che albeggiasse l'Illuminismo non si mandarono più al rogo né omosessuali né eretici.
Il simbolo eminente della generazione che operò tra il 1680 e 1725 fu Pierre Bayle; la sua prima opera importante "La Pensées diverses écrites à un docteur de Sorbonne à l'occasion de la comète qui parut au mois de décembre": una critica dell'idea che le comete preannunciassero eventi nefasti; tre quarti dell'opera erano poi dedicati a dimostrazioni filosofiche con le quali Bayle intese togliere ogni possibilità di significato religioso alle comete e ad altri eventi prodigiosi. La parte più notevole riguardava una discussione prolissa del paradosso, derivato da Plutarco, secondo il quale un Dio sapiente avrebbe preferito l'ateismo alla superstizione. Questa difesa filosofica dell'ateismo non fu l'unico motivo per cui Bayle fece uscire anonimo il suo libro, anche se questo fu uno dei motivi più importanti. Nello scritto successivo, Bayle allargò i confini della tolleranza religiosa fino a comprendere cattolici (e si tenga presente che l'autore era ugonotto e aveva avuto il padre e i fratelli uccisi durante le persecuzioni del 1685) e a tutte le altre religioni anche se era ancora convinto che "le vere streghe, quelle che hanno effettivamente fatto un patto col Diavolo" meritavano un castigo severo. Al pari di Bayle anche Balthasar Bekker inizò a farsi conoscere dal pubblico prendendo posizione contro l'idea che la cometa del 1680 presagisse chissà quali sventure.
Tuttavia se cerchiamo cattolici che fossero ancora più radicali ed audaci in fatto di superstizione dobbiamo guardare al napoletano Giannone che nel 1723 pubblicò "Istoria civile del Regno di Napoli" che gli assicurò la fama e nel contempo gli rovinò la carriera.
Egli negò "la liquefazione del sangue di san Gennaro", che portò Giannone, che temeva per la propria vita, a fuggire a Vienna. La sua "Istoria..." fu la più audace opera anti-clericale che venisse dall'Italia da quando, un secolo prima, si era fatta sentire la voce del Sarpi. Per Giannone le reliquie, pellegrinaggi ecc. erano tutta una congerie di pratiche inventate solo per far soldi. Il Giannone finì tuttavia per essere cacciato da Vienna e trascorse i suoi ultimi 14 anni di vita in carcere, componendo l'opera "Il Triregno" (che dovette attendere il 1895 per essere data alle stampe) dove sostenne che l'umanità non avrebbe mai potuto raggiungere il più alto dei regni di cui egli parlava, ossia quello celestiale, se prima non fosse stata annientata la chiesa.
Ma a parte Giannone, il sacerdote più radicale nelle sue opinioni fu pur sempre un francese: Jean Meslier. Il Bekker aveva voluto demolire tutte le forme di superstizione; il Giannone aveva dato un'interpretazione economica della storia ecclesiastica, ma solo Meslier - morto nel 1729 - parroco delle Ardenne, mise insieme l'interpretazione del cristianesimo di tipo economico - il cristianesimo per lui era la religione che avallava lo sfruttamento dei poveri da parte dei potenti - con la tesi che la chiesa non fosse in se stessa altro che una grande costruzione superstiziosa. Il suo singolare manifesto, "Mémoire des pensées et sentiments de J.M., pretre et curé d'Etrepigny et de But, sur une partie des abus et des erreurs de la conduit et du gouvernement des hommes, où l'on voit des demonstrations claires et évidentes de la vanité et de la fausseté de toutes les divinités et de toutes les religions du monde", composto probabilmente intorno al 1725 e fu il primo trattato vero e proprio che sia apparso nella civiltà occidentale a sostegno di una visione ateistico-comunista. Gli otto capitoli della trattazione riguardavano cinque "prove" della falsità di tutte le religioni e una lunga "prova" dell'appoggio fornito dal cristianesimo all'ingiustizia sociale. Le posizioni principali professate da Meslier si trovano già abbozzate con relativa brevità e chiarezza nella prefazione esplicativa che precede il suo discorso argomentato:
"Cari fratelli, non credete a nulla di quello che ignoranti devoti o preti e dottori interessati vi raccontano e vorrebbero farvi credere, sotto il falso pretesto della loro cosiddetta santa e divina religione. Nessuno come voi è così malamente indotto all'errore e ingannato e nessuno è ad ogni passo tratto in errore quanto chi ha più ottenebrato la mente. La vostra religione non è meno priva di senso e meno superstizione di qualsiasi altra ed è non meno falsa nei suoi principi, non meno ridicola e assurda nei suoi dogmi e nelle sue massime; voi non siete meno idolatri di coloro che chiamate idolatri; gli idoli dei pagani differiscono dai vostri solo nel nome e nella forma. Insomma, tutto quanto i vostri preti e maestri di religione vi predicano con tanta eloquenza sulla grandezza, la santità e la sublimità dei misteri che vi inducono ad adorare; tutto ciò che vi dicono con tanta gravità sulla certezza dei cosiddetti miracoli e tutto ciò che spacciano con tanto zelo e tanta fiducia sulle mirabili ricompense celesti e sui castighi terribili dell'inferno, non sono in definitiva che illusioni, menzogne, errori, cose immaginarie e fittizie, inventate originariamente da scaltri politici e poi reiterate a ingannatori e impostori e accolte e ciecamente credute da sempliciotti grossolani e ignoranti e da ultimo tenute in onore dall'autorità dei grandi e dei principi di questo mondo, i quali hanno favorito questi abusi, questi errori, queste superstizioni e queste imposture (e anzi le hanno autorevolmente imposte con le loro leggi) per tenere la gente comune in schiavitù e farne quel che loro piaceva."
Nota di Lunaria: questo pensiero lo si riscontra anche in de Sade:
"Se il Dio delle nazioni fu partorito nel seno dello spavento, fu anche in quello del dolore che ogni uomo diede forma alla potenza sconosciuta ch'egli creò per se stesso: fu dunque sempre nel laboratorio del terrore e della tristezza che l'uomo sventurato creò il ridicolo fantasma di cui fece il suo Dio. E perché avremmo bisogno di questo motore, quando riflessione e studio sulla natura ci dimostrano che il moto perpetuo è la prima delle sue leggi? Se tutto si muove per se stesso, per tutta l'eternità, il sovrano motore da voi supposto ha agito un solo giorno: ora, quale culto legittimo potreste rendere a un Dio dimostrato inutile oggi?"
"Cessa di credere a questo Dio fantastico, bambina mia; non è mai esistito. La natura basta a se stessa; non ha bisogno di un motore; questo motore, gratuitamente supposto, non è che una decomposizione delle sue stesse forze, non è se non quello che noi diciamo a scuola una petizione di principio. Un Dio presuppone una creazione, vale a dire un istante in cui non c'era nulla, oppure un istante in cui tutto fu nel caos. Se l'uno o l'altro di questi stati era un male, perché il vostro stupido Dio ha permesso che sussistesse? Era un bene? Perché lo cambiò? Ma se ora è tutto bene, il vostro Dio non ha più nulla da fare; se è inutile, può essere potente? Se non è potente, può essere Dio? Può meritare il nostro omaggio? Se la natura si muove incessantemente, in una parola, a cosa serve il motore? E se il motore agisce sulla materia muovendola, come mai non è materia esso stesso? Potete concepire l'effetto dello spirito sulla materia, e la materia mossa dallo spirito che, esso stesso, non possiede movimento? Voi dite che il vostro Dio è buono; e tuttavia, secondo voi, malgrado la sua alleanza con gli uomini, malgrado il sangue del suo caro figlio, venuto per farsi appendere in Giudea, al solo scopo di cementare tale alleanza, malgrado tutto ciò, ripeto, ci saranno ancora i due terzi e mezzo del genere umano condannati al fuoco eterno, perché non hanno ricevuto da lui la grazia che tuttavia gli chiedono ogni giorno. Voi dite che è giusto, questo Dio! è forse giusto accordare la conoscenza di un culto che gli è gradito soltanto alla trentesima parte dell'universo, abbandonando il resto nell'ignoranza ch'egli punirà con l'estremo supplizio? Cosa direste di un uomo che fosse giusto come lo è il vostro Dio? è onnipotente, aggiungete. Ma, in questo stato, il male dunque gli è gradito, perché esiste sulla terra in quantità infinitamente maggiore del bene; e tuttavia lo lascia sussistere. Non c'è dunque una via di mezzo, qui: o il male gli è gradito o non ha il potere di opporvisi e, nell'un caso come nell'altro, non devo pentirmi di esservi incline; infatti, se non può impedirlo, certamente io non posso essere più forte di lui; e se gli è gradito, io non devo annientarlo in me. è immutabile, voi dite ancora: e tuttavia lo vedo cambiare cinque o sei volte di popolo, di legge, di volontà, di sentimento. D'altronde, l'immutabilità presuppone l'impassibilità: ora, un essere impassibile non può essere vendicativo; e voi tuttavia sostenete che il vostro Dio si vendica (nota di Lunaria: in riferimento alle città di Sodoma e Gomorra).
Si freme di orrore, vedendo la quantità di ridicolaggini e di incoerenze da voi attribuite a questo fantasma, esaminando a piacimento tutte le qualità ridicole e contraddittorie con le quali i suoi sostenitori sono costretti a rivestirlo per farne un essere accettabile, senza riflettere che più lo complicano, più lo rendono inconcepibile, più lo giustificano, più lo sviliscono. Verificate, Justine, verificate come tutti i suoi attributi si distruggono e si consumano reciprocamente; e dovrete riconoscere che questo essere esecrabile, nato dalla paura degli uni, dalla furbizia degli altri, e dall'ignoranza di tutti, non è che una rivoltante banalità che non merita da parte nostra un solo istante di fede, né un solo istante di rispetto; una stravaganza pietosa che ripugna all'intelletto, che rivolta lo stomaco, e che è uscita dalle tenebre solo per il tormento e l'umiliazione dell'uomo."
"Juliette! siamone certe, soltanto dai limiti della nostra mente nasce la chimera di un Dio; infatti, non sapendo a chi attribuire ciò che vediamo, nella totale impossibilità di spiegare gli inintelligibili misteri della natura, noi abbiamo semplicemente situato al di sopra di lei un essere dotato del potere di produrre tutti gli effetti le cui cause ci erano ignote. Appena si immaginò tale abominevole fantasma come creatore della natura, subito fu necessario vederlo anche come creatore del bene e del male."
"Cos'è la ragione? è la facoltà datami dalla natura di decidere in relazione ad un oggetto stabilito e di evitarne un altro, in proporzione alla dose di piacere o di fastidio che tali oggetti mi provocano: calcolo del tutto dipendente dai miei sensi, poichè da essi soltanto ricevo le impressioni comparative che costituiscono il dolore che voglio fuggire o il piacere che devo cercare. La ragione non è altro, come dice Fréret [erudito francese, 1688-1749] che la bilancia con la quale pesiamo gli oggetti e mediante la quale, rimettendo sotto pesi quelli lontano da noi, possiamo conoscere ciò che dobbiamo pensare, dal rapporto che hanno tra di loro, in modo tale che sia sempre l'apparenza del massimo piacere che vinca."
"La progressione intima degli esseri che sono stati successivamente causa ed effetto, ha ben presto stancato la mente di coloro che vogliono a tutti i costi trovare la causa in tutti gli effetti: avvertendo l'esaurimento della loro immaginazione di fronte ad una tale successione di idee, è sembrato loro più semplice risalire subito ad una causa prima che hanno immaginato come causa universale, nei confronti della quale le cause particolari sono effetti e che non è, essa, effetto di alcuna causa. (Nota di Lunaria: i celebri sofismi tomisti del "Motore immobile" e "Causa incausata"...)
Ecco il Dio degli uomini, Juliette; ecco la sciocca chimera della loro fragile immaginazione. Vedi attraverso quale catena di sofismi sono arrivati a crearla e, secondo la definizione particolare che ti ho dato, vedi come tale fantasma, non avendo che un'esistenza oggettiva, non potrebbe esistere al di fuori della mente di coloro che lo considerano, è quindi unico risultato delle esaltazioni del loro cervello.
Eccoti dunque il Dio dei mortali, ecco l'essere abominevole che hanno inventato, nei cui templi hanno fatto scorrere tanto sangue!"
"Qualunque sofisma sostengano i fautori assurdi della divinità chimerica degli uomini, non vi dicono altro se non che non c'è effetto senza causa, ma non vi dimostrano che occorre risalire ad una prima causa eterna, causa universale di tutte le cause particolari, che sia inoltre essa stessa creatrice e indipendente dalle altre cause. Convengo che noi non riusciamo a comprendere il legame, la successione e la progressione di tutte le cause. L'ignoranza di un fatto non è mai però motivo sufficiente per crearsene o determinarne un altro. Coloro che vogliono persuadervi dell'esistenza del loro abominevole Dio osano sfrontatamente dirvi che, dal momento che non possiamo collegare la vera causa agli effetti, occorre che necessariamente ammettiamo la causa universale. Si può fare un ragionamento più sciocco? Come se non fosse meglio confessare la propria ignoranza, invece di sostenere un'assurdità, o come se l'ammissione di tale assurdità divenisse una prova della sua esistenza. Confessare la propria pochezza non è un inconveniente, senza dubbio; l'adozione del fantasma è piena di ostacoli contro cui non faremmo che urtare se ci manteniamo tranquilli, ma dove potremmo spezzarci se permettiamo che le nostre teste si riscaldino: e le chimere accalorano sempre.
Concediamo, se si vuole, un istante, ai nostri antagonisti l'esistenza del vampiro (*) che crea lo loro felicità. Chiedo loro, in tale ipotesi, se la legge, la regola, la volontà mediante la quale Dio guida gli esseri, sono della stessa natura della nostra volontà e della nostra forza, se Dio, nelle stesse circostanze, possa volere o non volere, se la stessa cosa possa piacergli e dispiacergli, se non cambi di avviso, se la legge che lo determina è immutabile. Se è lei che lo guida, egli non fa che eseguire; quindi, non ha alcun potere (...) Se il vostro Dio non è libero, se è costretto ad agire in conseguenza delle leggi che lo dominano, allora è una forza simile al destino, alla fortuna, non influenzabile con i voti, non modificabile con le preghiere, non placabile con le offerte e che è meglio disprezzare in eterno piuttosto che implorare con tanto poco successo. Se poi il vostro esecrabile Dio è più pericoloso, più cattivo e più crudele ancora, e ha nascosto agli uomini ciò che era necessario per la loro felicità, il suo progetto allora non era di renderli felici (Nota di Lunaria: sicuramente il suo progetto non era quello di rendere felici e magnificate nel Divino le donne...); egli non li ama, quindi, non è né giusto, né benefico. Mi sembra che un Dio non debba volere altro se non il possibile, e non è possibile che l'uomo osservi leggi che lo tiranneggiano o che gli sono sconosciute."
(*) Il vampiro succhiava il sangue dei cadaveri. Dio fa scorrere il sangue degli uomini, entrambi, a ben vedere, sono chimerici: è sbagliarsi dare all'uno il nome dell'altro? (Nota dello stesso de Sade)
"Continuiamo. Vi chiedo ora, o deisti, come si comporterà questo Dio, voglio accettarlo per un momento, di fronte a coloro che non hanno alcuna cognizione delle sue leggi. Se Dio punisce l'ignoranza invincibile di coloro ai quali le sue leggi non hanno potuto essere notificate, è ingiusto (nota di Lunaria: e lo sarebbe in ugual modo essendosi fatto solo maschio...); se invece non gliele può spiegare, è incapace."
"Ogni giorno nuovi argomenti di terrore: tali sono gli unici effetti prodotti in noi dall'idea pericolosa di un Dio. è questa solo idea che causa i mali più cocenti della vita dell'uomo; è lei che lo costringe a privarsi dei piaceri più sottili della vita, per il terrore di dispiacere a questo frutto disgustoso di una delirante immaginazione. Occorre dunque, amabile amica, liberarsi al più presto possibile dei terrori che una tale chimera suscita e quindi, senza dubbio, bisogna falciare l'idolo, polverizzarlo con braccio fermo."
"Amiche", ci dice la Durand, "più si studia la natura, più si strappano i suoi segreti, meglio si conosce la sua potenza, è più si è convinti dell'inutilità di un Dio. L'istituzione di tale idolo è la più odiosa e ridicola, la più pericolosa e spregevole di tutte le chimere: favola indegna, nata, in tutti gli uomini dal timore e dalla speranza, ultimo effetto della follia umana." (Parte III)
"Fai attenzione specialmente alla religione, niente ti svierà dalla retta via come i suoi pericolosi suggerimenti; simile all'idra le cui teste rinascono appena le si taglia, essa ti tormenterà incessantemente se non avrai la massima cura di annientarne di continuo i principi. Temo che le stravaganti idee di questo Dio inesistente con cui hanno avvelenato la tua infanzia ritornino a turbare la tua fantasia durante i suoi più eccelsi voli: oh, Juliette, dimenticala, disprezzala, l'idea di questo Dio vano e ridicolo. La sua esistenza è un'ombra che dissipa istantaneamente il più lieve sforzo mentale, e tu non sarai mai tranquilla finché questa odiosa chimera non avrà perduto nei tuoi riguardi tutte le facoltà proprie dell'errore. Nutriti senza sosta delle idee di Spinoza, di Vanini, dell'autore del "Systeme de la Nature", Linneo. Li studieremo, li analizzeremo insieme. Ti ho promesso profonde discussioni su questo argomento, manterrò la parola: entrambe ci sazieremo dello studio di quelle sapienti idee. Se avrai ancora dubbi, me li comunicherai, ti tranquillizzerò: fermamente convinta come me, mi imiterai ben presto, e, come me non pronuncerai più il nome di questo Dio infame se non per bestemmiarlo e odiarlo. L'idea di una tale chimera è, confesso, il solo torto che non posso perdonare all'uomo. Lo posso scusare di tutte le sue deviazioni, lo compiango per tutte le sue debolezze, ma non posso perdonargli la costruzione di un simile mostro, non gli perdono di essersi forgiato da solo i ferri religiosi che lo hanno tanto violentemente impastoiato e di essere venuto a presentare egli stesso il collo al giogo vergognoso che la sua stoltezza aveva preparato. Non la smetterei, Juliette, se dovessi abbandonarmi a tutto l'orrore che mi ispira l'esecrabile sistema dell'esistenza di un tale Dio: il mio sangue ribolle al suo solo nome. Mi sembra di vedere intorno a me, quando lo sento pronunciare, le ombre palpitanti di tutti i disgraziati che tale abominevole idea ha distrutto sulla superficie del globo. Esse mi invocano, mi scongiurano di adoperare quante forze, quanto talento abbia in me per estirpare dal cervello dei miei simili l'idea del disgustoso fantasma che li fece morire sulla terra."
"Due classi di individui devono adottare la religione: dapprima quelli che tali assurdità fanno prosperare, poi gli imbecilli che credono sempre a tutto quanto si dice loro senza approfondire mai niente. Sfido però a sostenere che un individuo ragionevole e intelligente possa affermare che crede in buona fede all'atrocità della religione."
De Sade è l'autore più citato e il meno letto in assoluto.
è scontato trovare chi ne parli per sentito dire, è raro trovare chi lo abbia letto dal principio alla fine (come la sottoscritta)
Dal commento di Gianni Nicoletti
"Sade (...) era così fermamente ateista da scagliarsi contro Dio con le più feroci invettive, e Antoine Adam castiga la ingenuità di credere che, se insultava l'essere con tanto furore, bisognava che si pure inconsciamente continuasse ad avere fede in lui; invece, insultava l'idea di Dio e non Dio, per lui inesistente.
(Nota di Lunaria: più che l'inesistenza di Dio, occorre valutare meglio due dei suoi attributi: la sua inutilità di fronte all'Ego del Singolo e i suoi imperdonabili errori e mancanze, primo fra tutti, il sessismo. Del resto che Dio sia "pasticcione e cattivo biologo" lo fa notare anche lo stesso de Sade... e qui aggiungo, un dio tanto ebete e demente da non capire che la sua scelta di farsi unicamente maschio potenzierà, di fatto, il maschilismo e la misoginia in terra e che pure è convinto di "portare amore e giustizia", non si sa se sia più deficiente da non capire le conseguenze dei suoi atti o se sia più maschilista, da capirle benissimi...)
Discorso nerboruto ma erroneo, come si vedrà; e per incominciare, se a suo sostegno Adam trova in Sade intimamente connesse la concezione teista e dispotica, c'è da ribattere che nello stesso Sade il dispotismo è connesso intimamente anche all'ateismo"
"Nel Sadismo la Natura è crudele, vorace, distruttiva (...) Sade cercò di formulare un organismo coerente, impeccabile e monolitico, della prospettiva pessimista fino a raggiungere un nihilismo, il che non può non apparire contraddittorio e inaccettabile per la intrinseca difficoltà di dare ordine a un disordine"
Nulla della monotona biografia di Meslier spiega la sua postuma carica esplosiva. Infatti, da vivo non pubblicò mai nulla. Forse solo un prete di campagna poteva commettere la definitiva e più radicale trahison des clercs, mettendosi ad analizzare l'alleanza fra il trono e l'altare, anticipando il socialismo utopistico o proclamando che bisognava impiccare tutti i sovrani e tutti i nobili dopo averli strangolati con le budella dei preti.
Il manoscritto di Meslier fu poi scoperto da Voltaire, che ne pubblicò una versione abbreviata ed espurgata, nella quale molte proposizioni arieggianti il socialismo furono omesse e alla quale aggiunse, come finale dell'opera, una preghiera di sapore deista fabbricata di tutto punto proprio per annacquare l'effetto troppo violento del comunismo e dell'ateismo di cui era impregnato il testo originale.
Canonizzato così come precursore dell'Illuminismo, il Meslier suonava ugualmente più radicale, nel suo odio di tutto ciò che sapeva di clericale: proprio Meslier, che fu fondamentalmente un autodidatta, uno "Spinoza allo stato selvaggio", dà maggior forza alla tesi che lo scetticismo religioso era più audace prima dell'avvento dell'Illuminismo.
Nella guerra alla superstizione i letterati dovettero subire vari infortuni (vennero privati del lavoro, furono censurati o incarcerati), ma la loro malasorte non comportò più una condanna a morte.
Nota di Lunaria: riporto anche un approfondimento su de La Barre, tratto da
Dopo Giulio Cesare Vanini, Ateo a cui hanno strappato la lingua, la "religione dell'amore" ha anche sulla coscienza la morte di Jean-François Lefebvre de La Barre.
Ucciso a 19 anni per non essersi tolto il cappello a una processione e per aver letto il "Dizionario Filosofico" di Voltaire!
Vediamone la storia!
Il cavaliere Jean-François de la Barre nacque nel 1747 ad Abbeville, una cittadina nel nord della Francia. Nel 1766 viene accusato di non essersi tolto il cappello al passaggio di una processione, di aver canticchiato una canzone libertina, di aver mutilato un crocifisso e di aver letto Voltaire!
Le accuse non vengono mai provate, e l'unica certa è quella del libro di Voltaire, che viene ritrovato nella camera del giovane.
Nel 1766 è condannato al taglio della mano e al rogo; il 4 giugno dello stesso anno la sentenza è mitigata: il condannato sarà bruciato dopo essere stato decapitato e mutilato della lingua (stessa pena riservata a Vanini e Gabrina degli Albeti). De La Barre viene torturato, decapitato e il corpo viene gettato nelle fiamme, insieme ai "libri empi": quelli di Voltaire! Nel 1775 oltre ai libri di Voltaire, si bruciano anche quelli di Rousseau.
Lo stesso Voltaire è sconvolto; il suo libro è stato trovato a casa della vittima, e si sente in qualche modo colpevole; fa il possibile per salvare il giovane, poi scrive "Relazione sulla morte del cavaliere de La Barre" e "Il grido del sangue innocente".
Nel 1905 un comitato di liberi pensatori fa erigere una statua a de La Barre, che poi viene abbattuta nel 1941; nel 2001 un'associazione riesce a far erigere nuovamente la statua.
Questo è il testo della condanna:
"Atteso che messer La Barre... è stato doverosamente raggiunto e convinto:
1) di essere passato, per sua empietà e per deliberato proposito, nel giorno della scorsa Pentecoste, a 25 passi dal Santo Sacramento, che era portato in processione dai religiosi di Saint-Pierre d'Abbeville, senza togliere il cappello dalla testa e senza mettersi in ginocchio;
2) di aver cantato canzoni empie, piene di blasfemie, le più enormi e le più abominevoli, menzionate al processo;
3) di aver espresso segni di rispetto in direzione di libri infami, detti filosofici, tra i quali si annoverava il "Dictionnaire Philosophique Portatif" di messer Arouet detto Voltaire, che egli aveva collocato sopra una mensola nella sua camera e davanti al quale passava dicendo che a quel libro è dovuto più rispetto che al Santissimo Tabernacolo...
In riparazione di ciò, il detto cavaliere de La Barre è stato condannato a rendere ammenda onorevole davanti alla chiesa collegiale di Saint-Wulfran, ad Abbeville, dove sarà condotto dall'Esecutore di Alta Giustizia, e là, dimorando in ginocchio, nuda la testa e nudi i piedi, avendo la corda al collo, con cartigli davanti e dietro recanti: empio, blasfematore e sacrilego abominevole ed esecrabile, e tenendo nelle mani una torcia di cera ardente del peso di due libbre, dire e dichiarare ad alta e intellegibile voce che egli si pente dei suoi crimini e ne chiede perdono a Dio, al Re e alla Giustizia; e nello stesso luogo dovrà avere la lingua strappata; ciò eseguito, dovrà essere condotto su una carretta nella pubblica piazza del Grand-Marché della città dove, su un patibolo che vi sarà eretto, dovrà avere la testa tagliata e, di seguito, il suo corpo dovrà essere gettato insieme con la testa nel fuoco, su un rogo ardente, affinché vi sia bruciato, con l'esemplare del "Dictionnaire Philosophique" sottrattogli, e le ceneri dovranno essere sparse al vento; e prima dell'esecuzione al menzionato cavaliere de La Barre dovrà essere comminata la questione ordinaria e straordinaria, affinché, dalla sua bocca, si sappia la verità su tutti gli altri fatti risultanti dal processo e si ottenga la rivelazione di tutti i complici di empietà..."
Cito anche Gabrina degli Albeti la cui storia (e non solo la sua) è stata raccontata qui
Inizialmente, i roghi si accesero per gli eretici: catari, valdesi, anche ebrei.
Ma dalla seconda metà del XIII secolo, quando cioè andò diminuendo il timore per l'eresia catara, gli inquisitori indirizzarono le loro ricerche verso il mondo della magie, delle superstizioni e delle pratiche in bilico tra medicina popolare e Paganesimo. Così accadde ad una donna anziana di subire uno tra i primi processi italiani di stregoneria: Gabrina degli Albeti, cittadina di Reggio Emilia. Un giorno di piena estate del 1375, il 28 luglio, nella città di Reggio Emilia si dette inizio all'inquisizione nei confronti di Gabrina, "mulier malefica". Gabrina non era una donna di umili origini e non risulta che avesse esercitato la stregoneria per motivi di guadagno. Aveva insegnato a molte persone incantesimi e pozioni con le erbe, "facere cum herbis". Ma il binomio "donna-raccoglitrice di erba" era antichissimo. Nel corso dei secoli, l'atteggiamento della chiesa nei confronti delle "Herbariae" era passato dal disinteresse al leggero rimprovero sino alla condanna esplicita.
La condanna a Gabrina, il "Facere cum herbis" non era quindi una cosa da poco.
Nel 1400 fra' Filippo di Siena avrebbe bollato le "Herbariae" come "medici del diavolo che dànnosi a credere che quello che Dio non vuole fare egli el possano fare e diavoli dell'inferno"
A partire dal XV secolo, cioè pochi anni dopo il processo contro Gabrina, le Herbariae verranno definitivamente accusate di essere streghe e più precisamente di essere "baculariae, che sono trasportate per virtù del demonio su un bastone, o come pixidarie dalle pissidi nelle quali mettono gli unguenti"
In particolare, Gabrina avrebbe consigliato alle mogli picchiate dai mariti maneschi di somministrare loro della camomilla!
Il tribunale non giudicò Gabrina passibile della pena di morte tramite rogo, ma nemmeno di una semplice pena pecuniaria. Gabrina venne condannata all'amputazione della lingua e ad essere marchiata a fuoco. Anche il suo nome venne colpito da una "damnatio memoriae" perché l'appellativo Gabrina scomparve dai registri di Reggio. Ricomparve, come nome, nell'"Orlando Furioso": "Gabrina è il nome di costei, che nacque/sol per tradire ognun che in man le cada". L'Ariosto la chiama "brutta strega, vecchia deforme, rugosa, viziosa, avvelenatrice"; dai tempi di Gabrina all'Ariosto era passato più di un secolo, ma il ricordo della donna e del suo processo restò a lungo nella memoria collettiva dei cittadini di Reggio. Anche nel 1553 Gian Francesco Straparola usa il nome di Gabrina e infine Benedetto Menzini in una satira del 1718 chiama "Gabrine" le donne perdute che il popolo riconosce a prima vista; insomma, il nome Gabrina era diventato sinonimo di furbizia, stregoneria, malvagità. Scomparve Gabrina tra i nomi di donna, restò solo il nome di strega.