Emanuele Severino
Alcune frasi di Emanuele Severino, un Pensatore davvero molto, molto difficile... quindi non posso proprio per mia incapacità, scrivere a fondo di Severino, né sostenere alcun dibattito su di lui. Comunque, al di là di questo, e al di là del Pensiero di Severino, e di come andrebbe interpretato (cosa che non posso fare, per nessuna ragione), riporto queste frasi, che mi piacquero parecchio. Al di là che poi, la mia interpretazione personale NON è quella del Pensiero di Severino (mi riferisco sia a come lui vorrebbe essere interpretato e come lo interpreta la "critica ufficiale") e non ho nessuna pretesa di entrare in una discussione su Severino, spero che queste frasi, così come le ho trascritte, così come poi io le ho interpretate "a mio uso e consumo", spero che anche chi le legga ora "le interpreti a suo uso e consumo", se possono esser utili nella sua vita...
Comunque, per correttezza, l'unica cosa certa che posso affermare con certezza, su Severino, è che lui si rifà spesso a Parmenide, e lo cita più volte nei suoi libri.
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Da "Il Muro di pietra" (2006)
(spiegando il titolo) "Il muro di pietra indica la pretesa illusoria dell'uomo di costruire un sapere incontrovertibile che dica l'ultima parola sul mondo."
"Qui diremo che anche quando un Dio è presente nella Filosofia anche allora l'uomo è roso dall'angoscia. Anche se in Cielo ci fosse un Dio è angosciante sentirsi creature effimeri in mezzo al Nulla, polvere che ritorna alla polvere, e che solo alla libera grazia di Dio devono il proprio non essere un Nulla. Quando la Filosofia pone l'uomo dinanzi al Nulla, l'Annullamento della felicità e della vita diventa irrevocabile ed estrema l'angoscia."
"L'essere è il luogo che si abbandona quando si discende nel Niente e in cui si perviene quando si esce dal Niente."
"La Filosofia non dà la felicità ma è la fonte suprema dell'infelicità perchè vede lo spettacolo orrendo che l'uomo per sopravvivere non dovrebbe mai vedere."
"è sul fondamento dell'impossibilità di rinunciare alla vera sofferenza del divenire che il pensiero essenziale del nostro tempo vede la necessità della Morte di Dio."
"Dire che non è possibile riscattare il dolore significa che nessun evento può cancellare l'evidente esistenza del dolore. Infine nessun evento può far sì che quanto patisce non sia stato patito."
"L'essere già stato del dolore non può avere riscatto. Per essere stato riscattato occorrerebbe che ciò che è stato non fosse stato, ma è impossibile che ciò che è stato fatto non sia stato fatto."
(Nota di Lunaria: Agatone sosteneva "Che solo questo anche a un Dio è negato: cancellare il passato")
"Non esiste alcuna eternità. Tutto diviene, nasce e muore, esce provvisoriamente dal Nulla. Quando si muore, oltre la tomba non si trova altro che il Nulla definitivo, definitivamente non si trova nulla."
"Questa è l'unca autentica verità, che scaturisce in modo necessario dalla convinzione che la distruzione e il non essere delle cose sia l'evidenza suprema. La coscienza di questa verità è appunto lo spirito della morte e della distruzione, lo spirito dell'autodistruzione e del non essere. L'unica autentica eternità è l'annientamento di tutte le cose."
"Il divenire è dunque differenza tra ciò che è e ciò che era e che sarà... aver fede nel divenire dell'essere significa aver fede nella differenza tra essere e niente."
"Vogliamo che il non ancora esistente venga a esistere, vogliamo il futuro."
"La vita è dramma e tragedia proprio perché è delle cose che si afferma il loro diventare Nulla ed essere Nulla."
"Ripropongo una metafora: il cielo è uno spettacolo sempre visibile: visibile dunque anche quando grandi stormi d'uccelli lo attraversano, ma il cacciatore, guardando verso il cielo, crede di non vedere altro che il volo degli uccelli. Egli continua sì a vedere il cielo - il suo sguardo celeste è sempre vivo, non tramonta, non resta annientato, dimenticato e per tanto non ricomincia nemmeno a esistere - ma egli giunge a persuadersi di non veder altro che stormi di uccelli e si dà da fare per catturarli e ucciderli.
Il cielo è la Verità eternamente splendente e manifesta in ognuno di noi, il cacciatore è l'errore, cioè la persuasione di non veder altro che le cose della terra - gli uccelli - e di doversi industriare per dominarle. Anche l'errare è un Eterno, come il cielo della Verità e come ogni cosa e ogni istante della terra, ma è un Eterno che, incominciando a manifestarsi contrasta il cielo sempre splendente e il cielo attende che esso, l'errore, porti a compimento il suo manifestarsi: lo spettacolo del destino della verità non va e viene. Riceve l'errare di chi vuol essere cacciatore del mondo e dell'errare attende il tramonto."
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Da "Immortalità e destino" (2008)
"Ma il vuoto del Nulla è indispensabile al divenire, cioè all'evidenza suprema della creatività, che è soprattutto creatività umana."
"L'altro, che le cose, annientandosi, diventano infatti è l'assolutamente altro dal loro essere, e l'altro che il Nulla diventa, quando qualcosa incomincia ad essere, è quell'assolutamente altro dal Nulla che è appunto l'essere delle cose, il loro esser enti."
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Da "La Filosofia futura" (2006)
Riporto una definizione interessante di Dio, data da Severino:
"L'esser Dio (l'esser l'essente privilegiato che non diviene):
in effetti per Sant'Agostino, Dio è un Eterno Presente, e Dio è anche immutabile, non cambia, non va soggetto a cambiamenti, non diviene altro da quello che è sempre stato, Dio in sé. Se divenisse altro, cambiando, non sarebbe più Dio, bensì qualcosa oltre a Dio."
"Solo se si crede che le cose siano flessibili, oscillanti tra l'essere e il niente ci si può proporre di fletterle e di controllare la loro oscillazione."
"Il futuro è il niente di ciò che non è ancora esistente, il niente da cui proviene tutto ciò che ancora non esiste."
"Che senso avrebbe la salvezza cristiana, se il pensiero obbligasse a riconoscere che ciò che deve essere salvato da Cristo - ossia l'uomo che vive tra le cose del mondo - è niente?"
"Pensare che l'essente, nel divenire, esce dal niente e vi ritorna, significa pensare che l'essente è niente, che il non-niente (il qualcosa, nota di Lunaria) è niente. Aver fede nell'esistenza del divenire significa credere che il non niente è niente."
"Ognuno sperimenta, soffrendo, che cosa può essere il dolore altrui, ma nessuno sperimenta la morte altrui prima di morire, e quindi la morte è il più angosciante dei dolori perché è il più imprevedibile. Ci si angoscia per il dolore (futuro), infatti, perché non si è in grado di sapere quando e come esso verrà, quale sarà il suo aspetto, la sua violenza, la sua durata. Ci si angoscia per il dolore, in quanto esso è imprevedibile. E la morte, per quanto attesa, è il più imprevedibile dei dolori."
"Ogni istante nasce e muore, emerge dal niente e vi ritorna."
"Se si crede che al tramonto il sole muoia, la luce del crepuscolo è il cadavere del sole."
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Da "La strada", 1983
"L'uomo e le altre cose vanno lungo una strada così come gli astri eterni percorrono la volta del cielo. Il loro sorgere non è il loro nascere, il loro tramontare non è il loro morire: essi brillano eterni anche prima di sorgere e dopo essere tramontati... Anche l'evento più semplice e dimesso - anche il più atroce - è un dio eterno che girando mostra via via alla luce i tratti eterni delle sue sembianze e altri ne va celando... A questo significato inaudito della strada si rivolgono i miei scritti... Se tutte le cose sono eterne, allora esse, e quindi l'esistenza dell'uomo, non possono più essere pensate come sottoposte o assoggettate al destino. Il destino è un padrone - violenza, prevaricazione, dominio - solo se esiste un servo."