Donatien-Alphonse-François de Sade


De Sade, tra Genio e Follia (o Il Sesso come Nichilismo)
uno scritto di Lunaria

Il mio incontro con de Sade - e anche con Nietzsche - avvenne a 14 anni. Lessi la versione mutilata di "La Nouvelle Justine ovvero le disgrazie della virtù", che era la copia reperibile in biblioteca;
a 18 anni appena compiuti acquistai l'opera completa (2 volumi).
Una poderosa lettura (384 pagine + 458 pagine) che passa da picchi di volgarità a quelli di filosofia (pochi lo penserebbero a prima vista, ma l'opera di de Sade è un'apologia dell'Ateismo).
I toni dell'Opera sono così altisonanti, che per tutto l'intreccio del romanzo si passa dalla descrizione verista di una società darwiniana (siamo onesti: de Sade o meno, la nostra società - come allora, come da sempre - è una società egoistica ed egotica) a quella semplicemente grottesca, dalle profonde dissertazioni filosofiche/antropologiche sulla natura dell'uomo, a quelle persino mitologiche (tutto lo stile letterario di de Sade pesca dai riferimenti classici di Dee ed eroi, secondo la consuetudine poetica del tempo).
La cosa più stravagante è che a toni assolutamente "femministi"
- le tante eroine sadiane, Juliette, la Dubois, Delmonse, sono essenzialmente donne autonome, indipendenti, fiere, gaudenti, realizzate, di successo e per niente intimorite dagli uomini - si contrappongono toni "misogini", e alla propaganda anti-classe sociale (si vedano i discorsi dei briganti, e dei mendicanti) si antepone lo sperpero compiaciuto di lussi e ricchezze degli altri personaggi.
Tra genio e follia, appunto. Le sue pagine anti-Dio restano tra i più ferali esempi di Ateismo, perché la logica sadiana resta ancora inconfutabile, nei suoi sofismi, così veri sulla natura umana, e proprio per questo, crudeli; ma in generale, forse più che all'erotismo, - troppo sfrenato, per essere realizzabile nella realtà... e sono note le metodiche e minuziose messe in scena sadiane dei supplizi -, forse l'opera sadiana si configura ad essere emblema del Grottesco e della Parodia. Parodia dell'Ordine, precisamente: ordine sociale, morale, religioso, che de Sade dissacra fino a sfiorare un eccesso di puntigliosità e di ripetizione spossante nelle cifre. Nella società sadiana il "Fai ciò che vuoi, perché non sei affatto colpevole della tua indole, e tutto ciò che ti ispira la Natura è conforme ai suoi fini"

("Ma anche qualora si desiderasse cambiare gusto, lo si potrebbe? è forse in nostro potere modificarci? Possiamo diventare altri da quello che siamo? Lo esigereste da un individuo deforme? [...] Tutto appartiene alla Natura, nulla a noi: è lei ad ispirarci contemporaneamente la tendenza al crimine e l'amore delle virtù" fanno notare Clément e Sylvestre, a Justine)

più che risultare erotico (per quell'impossibilità di trasferire sul piano concreto della realtà, le proprie fantasie erotiche), risulta deprimente e nichilista: l'essere umano, nient'altro che "passioni inutili" (i molteplici, ma inconcludenti e inappaganti orgasmi dei personaggi) di fronte a quella Natura Matrigna che lo ha partorito e che poi lo abbandona all'esistenza. Non a caso, de Sade, parlando di eternità, ricompense e pene, fa dire a Coeur-de-Fer: "La filosofia mi consolerebbe, perché mi assicura un Nulla eterno."

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"Bisogna guardarsi bene dal credere", aggiunse, "che sia il matrimonio a render felice una fanciulla; sottomessa alla legge dell'imene, essa non può aspettarsi, in cambio delle molte tristezza da patire, che ben pochi piaceri; mentre, abbandonandosi al libertinaggio, può sempre cautelarsi contro le cattiverie dell'amante, o consolarsi avendone molti."

"Quel che conduce alla vera felicità non è dunque che l'apparenza di quella virtù a cui i ridicoli pregiudizi degli uomini hanno condannato il nostro sesso."

"Le virtù, le religioni, sono soltanto freni popolari che i filosofi disprezzano e si fanno gioco di infrangere."

"Come può una fanciulla esser tanto ingenua da credere che la virtù dipenda dalla maggiore o minore apertura di una delle parti del corpo? E che importa agli uomini o a Dio che quella parte sia intatta o sciupata?"

"Se il Dio delle nazioni fu partorito nel seno dello spavento, fu anche in quello del dolore che ogni uomo diede forma alla potenza sconosciuta ch'egli creò per se stesso: fu dunque sempre nel laboratorio del terrore e della tristezza che l'uomo sventurato creò il ridicolo fantasma di cui fece il suo Dio. E perché avremmo bisogno di questo motore, quando riflessione e studio sulla natura ci dimostrano che il moto perpetuo è la prima delle sue leggi? Se tutto si muove per se stesso, per tutta l'eternità, il sovrano motore da voi supposto ha agito un solo giorno: ora, quale culto legittimo potreste rendere a un Dio dimostrato inutile oggi?"

"Cessa di credere a questo Dio fantastico, bambina mia; non è mai esistito. La natura basta a se stessa; non ha bisogno di un motore; questo motore, gratuitamente supposto, non è che una decomposizione delle sue stesse forze, non è se non quello che noi diciamo a scuola una petizione di principio. Un Dio presuppone una creazione, vale a dire un istante in cui non c'era nulla, oppure un istante in cui tutto fu nel caos. Se l'uno o l'altro di questi stati era un male, perché il vostro stupido Dio ha permesso che sussistesse? Era un bene? Perché lo cambiò? Ma se ora è tutto bene, il vostro Dio non ha più nulla da fare; se è inutile, può essere potente? Se non è potente, può essere Dio? Può meritare il nostro omaggio? Se la natura si muove incessantemente, in una parola, a cosa serve il motore? E se il motore agisce sulla materia muovendola, come mai non è materia esso stesso? Potete concepire l'effetto dello spirito sulla materia, e la materia mossa dallo spirito che, esso stesso, non possiede movimento? Voi dite che il vostro Dio è buono; e tuttavia, secondo voi, malgrado la sua alleanza con gli uomini, malgrado il sangue del suo caro figlio, venuto per farsi appendere in Giudea, al solo scopo di cementare tale alleanza, malgrado tutto ciò, ripeto, ci saranno ancora i due terzi e mezzo del genere umano condannati al fuoco eterno, perché non hanno ricevuto da lui la grazia che tuttavia gli chiedono ogni giorno. Voi dite che è giusto, questo Dio! è forse giusto accordare la conoscenza di un culto che gli è gradito soltanto alla trentesima parte dell'universo, abbandonando il resto nell'ignoranza ch'egli punirà con l'estremo supplizio? Cosa direste di un uomo che fosse giusto come lo è il vostro Dio? è onnipotente, aggiungete. Ma, in questo stato, il male dunque gli è gradito, perché esiste sulla terra in quantità infinitamente maggiore del bene; e tuttavia lo lascia sussistere. Non c'è dunque una via di mezzo, qui: o il male gli è gradito o non ha il potere di opporvisi e, nell'un caso come nell'altro, non devo pentirmi di esservi incline; infatti, se non può impedirlo, certamente io non posso essere più forte di lui; e se gli è gradito, io non devo annientarlo in me. è immutabile, voi dite ancora: e tuttavia lo vedo cambiare cinque o sei volte di popolo, di legge, di volontà, di sentimento. D'altronde, l'immutabilità presuppone l'impassibilità: ora, un essere impassibile non può essere vendicativo; e voi tuttavia sostenete che il vostro Dio si vendica (nota di Lunaria: in riferimento alle città di Sodoma e Gomorra).
Si freme di orrore, vedendo la quantità di ridicolaggini e di incoerenze da voi attribuite a questo fantasma, esaminando a piacimento tutte le qualità ridicole e contraddittorie con le quali i suoi sostenitori sono costretti a rivestirlo per farne un essere accettabile, senza riflettere che più lo complicano, più lo rendono inconcepibile, più lo giustificano, più lo sviliscono. Verificate, Justine, verificate come tutti i suoi attributi si distruggono e si consumano reciprocamente; e dovrete riconoscere che questo essere esecrabile, nato dalla paura degli uni, dalla furbizia degli altri, e dall'ignoranza di tutti, non è che una rivoltante banalità che non merita da parte nostra un solo istante di fede, né un solo istante di rispetto; una stravaganza pietosa che ripugna all'intelletto, che rivolta lo stomaco, e che è uscita dalle tenebre solo per il tormento e l'umiliazione dell'uomo."

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De Sade è l'autore più citato e il meno letto in assoluto.
è scontato trovare chi ne parli per sentito dire, è raro trovare chi lo abbia letto dal principio alla fine.

Dal commento di Gianni Nicoletti

"Sade (...) era così fermamente ateista da scagliarsi contro Dio con le più feroci invettive, e Antoine Adam castiga la ingenuità di credere che, se insultava l'essere con tanto furore, bisognava che si pure inconsciamente continuasse ad avere fede in lui; invece, insultava l'idea di Dio e non Dio, per lui inesistente.
(Nota di Lunaria: più che l'inesistenza di Dio, occorre valutare meglio due dei suoi attributi: la sua inutilità di fronte all'Ego del Singolo e i suoi imperdonabili errori e mancanze. Del resto che Dio sia "pasticcione e cattivo biologo" lo fa notare anche lo stesso de Sade...)
Discorso nerboruto ma erroneo, come si vedrà; e per incominciare, se a suo sostegno Adam trova in Sade intimamente connesse la concezione teista e dispotica, c'è da ribattere che nello stesso Sade il dispotismo è connesso intimamente anche all'ateismo"

"Nel Sadismo la Natura è crudele, vorace, distruttiva (...) Sade cercò di formulare un organismo coerente, impeccabile e monolitico, della prospettiva pessimista fino a raggiungere un nihilismo, il che non può non apparire contraddittorio e inaccettabile per la intrinseca difficoltà di dare ordine a un disordine"

Nota di Lunaria: "Un momento, dice, tutta in calore; aspettate, buone amiche, mettiamo un poco d'ordine ai nostri piaceri, ne possiamo godere soltanto se ce li organizziamo" dice una "ragioniera" Delbène. Perché anche il vizio e la negazione di qualasiasi ordine necessitano per grottesco di avere una propria legge, ordinamento, successione. L'Anti-Ordine Sadiano che risulta essere molto più organizzato burocraticamente di una Società Ordinata.
è singolare (e chi conosce bene de Sade lo sa), che il "sistema di de Sade" si scontri, in se stesso, contemporaneamente, in un'eterna tesi e antitesi, affermazione e negazione.
Tutto in de Sade è numero (e burocrazia): la catalogazione di fruste, posizioni, centimetri di arnesi, orgasmi, persino vittime immolate in un conto aritmetico tanto enorme quanto irrealizzabile alla prova dei fatti: perché le elaborate messinscene delle orgie, gli stessi banchetti pantagruelici, la ripetizione abnorme degli orgasmi, si demoliscono da sé: il corpo umano non può assumere tutte le posizioni contorsioniste; la gola frenetica prima o poi conosce il limite dello stomaco, il pene non può eiaculare per ore e ore con l'intensità che de Sade immagina.
"Parole e idee suscettibili di veloce usura, perché un linguaggio è efficiente in modo inversamente proporzionale al suo abuso."
Perché lo stesso de Sade sa di non poter trasportare nella realtà il suo "numerismo ossessivo", in contrasto con la ricchezza lessicale che utilizza nelle sue descrizioni minuziose a questa o quell'orgia; la frustrazione nasce da quell'impossibilità di adeguare la realtà circostante in cui si è costretti a vivere, alla propria fantasia, frustrazione di ogni vero parafiliaco che si rispetti.
De Sade, Max Stirner: due uomini autori di sistemi utopistici che non hanno alcun bisogno di essere confutati (e - orrore cattoborghese più grande - censurati) perché continuamente affermati e negati da se stessi.
Il Sadista Libertino, L'Unico Stirneriano, personaggi non realizzabili nella realtà per l'incapacità di adeguare la realtà (cause, effetti, ordine, leggi fisiche...) al modello della loro fantasia.
Padroni assoluti delle e nelle loro fantasticherie, ma succubi dei limiti reali. Possono forse Il Feroce Sadista Libertino, il Megalomane Unico Stirneriano, sovvertire le leggi di natura fisiche, chimiche, temporali? Possono forse sovvertire, soggiogare la gravità, il moto cosmico dei pianeti, far sì che quanto avvenuto non sia successo?
(Un pudico Pier Damiani parlerebbe di "Può Dio ridare la verginità perduta?"...)
E, in un certo senso, i personaggi sadiani, con la loro aritmia grottesca e gonfiata, non sono che scimmie che imitano goffamente il presunto Architetto Universale che pure negano:
Negare Dio per la frustrazione di non poterlo essere.

Per concludere, dopo il numerismo ossessivo (e spesso noioso) di de Sade, una breve citazione anche alla sua proverbiale attrazione per il Brutto e il Deforme: l'eroina sadiana Desgranges, senza una mammella, mancante di tre dita, sei denti e un occhio, zoppa, sporca, e che pure, scatena e infiamma tanta libidine sadiana, molto più che non "le verginali fanciulle belle come Venere, tutte gigli e rose"...

"Con il trionfo della virtù tutto muore".

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Una deliziosa apologia dell'Ateismo, che giunge ben gradita ad orecchie lunariali nauseate da sproloqui cristiani!

Da "Juliette ovvero le prosperità del vizio" (Parte I)

"Scrive di furia, per restare nell'eternità" (giudizio di Chateuabriand su Saint-Simon che ben si adatta anche a de Sade)

"Juliette! siamone certe, soltanto dai limiti della nostra mente nasce la chimera di un Dio; infatti, non sapendo a chi attribuire ciò che vediamo, nella totale impossibilità di spiegare gli inintelligibili misteri della natura, noi abbiamo semplicemente situato al di sopra di lei un essere dotato del potere di produrre tutti gli effetti le cui cause ci erano ignote. Appena si immaginò tale abominevole fantasma come creatore della natura, subito fu necessario vederlo anche come creatore del bene e del male."

"Cos'è la ragione? è la facoltà datami dalla natura di decidere in relazione ad un oggetto stabilito e di evitarne un altro, in proporzione alla dose di piacere o di fastidio che tali oggetti mi provocano: calcolo del tutto dipendente dai miei sensi, poichè da essi soltanto ricevo le impressioni comparative che costituiscono il dolore che voglio fuggire o il piacere che devo cercare. La ragione non è altro, come dice Fréret [erudito francese, 1688-1749] che la bilancia con la quale pesiamo gli oggetti e mediante la quale, rimettendo sotto pesi quelli lontano da noi, possiamo conoscere ciò che dobbiamo pensare, dal rapporto che hanno tra di loro, in modo tale che sia sempre l'apparenza del massimo piacere che vinca."

"La progressione intima degli esseri che sono stati successivamente causa ed effetto, ha ben presto stancato la mente di coloro che vogliono a tutti i costi trovare la causa in tutti gli effetti: avvertendo l'esaurimento della loro immaginazione di fronte ad una tale successione di idee, è sembrato loro più semplice risalire subito ad una causa prima che hanno immaginato come causa universale, nei confronti della quale le cause particolari sono effetti e che non è, essa, effetto di alcuna causa. (Nota di Lunaria: i celebri sofismi tomisti del "Motore immobile" e "Causa incausata"...)
Ecco il Dio degli uomini, Juliette; ecco la sciocca chimera della loro fragile immaginazione. Vedi attraverso quale catena di sofismi sono arrivati a crearla e, secondo la definizione particolare che ti ho dato, vedi come tale fantasma, non avendo che un'esistenza oggettiva, non potrebbe esistere al di fuori della mente di coloro che lo considerano, è quindi unico risultato delle esaltazioni del loro cervello.
Eccoti dunque il Dio dei mortali, ecco l'essere abominevole che hanno inventato, nei cui templi hanno fatto scorrere tanto sangue!"

"Qualunque sofisma sostengano i fautori assurdi della divinità chimerica degli uomini, non vi dicono altro se non che non c'è effetto senza causa, ma non vi dimostrano che occorre risalire ad una prima causa eterna, causa universale di tutte le cause particolari, che sia inoltre essa stessa creatrice e indipendente dalle altre cause. Convengo che noi non riusciamo a comprendere il legame, la successione e la progressione di tutte le cause. L'ignoranza di un fatto non è mai però motivo sufficiente per crearsene o determinarne un altro. Coloro che vogliono persuadervi dell'esistenza del loro abominevole Dio osano sfrontatamente dirvi che, dal momento che non possiamo collegare la vera causa agli effetti, occorre che necessariamente ammettiamo la causa universale. Si può fare un ragionamento più sciocco? Come se non fosse meglio confessare la propria ignoranza, invece di sostenere un'assurdità, o come se l'ammissione di tale assurdità divenisse una prova della sua esistenza. Confessare la propria pochezza non è un inconveniente, senza dubbio; l'adozione del fantasma è piena di ostacoli contro cui non faremmo che urtare se ci manteniamo tranquilli, ma dove potremmo spezzarci se permettiamo che le nostre teste si riscaldino: e le chimere accalorano sempre.
Concediamo, se si vuole, un istante, ai nostri antagonisti l'esistenza del vampiro (1) che crea lo loro felicità. Chiedo loro, in tale ipotesi, se la legge, la regola, la volontà mediante la quale Dio guida gli esseri, sono della stessa natura della nostra volontà e della nostra forza, se Dio, nelle stesse circostanze, possa volere o non volere, se la stessa cosa possa piacergli e dispiacergli, se non cambi di avviso, se la legge che lo determina è immutabile. Se è lei che lo guida, egli non fa che eseguire; quindi, non ha alcun potere (...) Se il vostro Dio non è libero, se è costretto ad agire in conseguenza delle leggi che lo dominano, allora è una forza simile al destino, alla fortuna, non influenzabile con i voti, non modificabile con le preghiere, non placabile con le offerte e che è meglio disprezzare in eterno piuttosto che implorare con tanto poco successo. Se poi il vostro esecrabile Dio è più pericoloso, più cattivo e più crudele ancora, e ha nascosto agli uomini ciò che era necessario per la loro felicità, il suo progetto allora non era di renderli felici (Nota di Lunaria: sicuramente il suo progetto non era quello di rendere felici e magnificate nel Divino le donne...); egli non li ama, quindi, non è né giusto, né benefico. Mi sembra che un Dio non debba volere altro se non il possibile, e non è possibile che l'uomo osservi leggi che lo tiranneggiano o che gli sono sconosciute."

(1) Il vampiro succhiava il sangue dei cadaveri. Dio fa scorrere il sangue degli uomini, entrambi, a ben vedere, sono chimerici: è sbagliarsi dare all'uno il nome dell'altro? (Nota dello stesso de Sade)

"Continuiamo. Vi chiedo ora, o deisti, come si comporterà questo Dio, voglio accettarlo per un momento, di fronte a coloro che non hanno alcuna cognizione delle sue leggi. Se Dio punisce l'ignoranza invincibile di coloro ai quali le sue leggi non hanno potuto essere notificate, è ingiusto (nota di Lunaria: e lo sarebbe in ugual modo essendosi fatto solo maschio...); se invece non gliele può spiegare, è incapace."

"Ogni giorno nuovi argomenti di terrore: tali sono gli unici effetti prodotti in noi dall'idea pericolosa di un Dio. è questa solo idea che causa i mali più cocenti della vita dell'uomo; è lei che lo costringe a privarsi dei piaceri più sottili della vita, per il terrore di dispiacere a questo frutto disgustoso di una delirante immaginazione. Occorre dunque, amabile amica, liberarsi al più presto possibile dei terrori che una tale chimera suscita e quindi, senza dubbio, bisogna falciare l'idolo, polverizzarlo con braccio fermo."

"Amiche", ci dice la Durand, "più si studia la natura, più si strappano i suoi segreti, meglio si conosce la sua potenza, è più si è convinti dell'inutilità di un Dio. L'istituzione di tale idolo è la più odiosa e ridicola, la più pericolosa e spregevole di tutte le chimere: favola indegna, nata, in tutti gli uomini dal timore e dalla speranza, ultimo effetto della follia umana." (Parte III)

"Fai attenzione specialmente alla religione, niente ti svierà dalla retta via come i suoi pericolosi suggerimenti; simile all'idra le cui teste rinascono appena le si taglia, essa ti tormenterà incessantemente se non avrai la massima cura di annientarne di continuo i principi. Temo che le stravaganti idee di questo Dio inesistente con cui hanno avvelenato la tua infanzia ritornino a turbare la tua fantasia durante i suoi più eccelsi voli: oh, Juliette, dimenticala, disprezzala, l'idea di questo Dio vano e ridicolo. La sua esistenza è un'ombra che dissipa istantaneamente il più lieve sforzo mentale, e tu non sarai mai tranquilla finché questa odiosa chimera non avrà perduto nei tuoi riguardi tutte le facoltà proprie dell'errore. Nutriti senza sosta delle idee di Spinoza, di Vanini, dell'autore del "Systeme de la Nature", Linneo. Li studieremo, li analizzeremo insieme. Ti ho promesso profonde discussioni su questo argomento, manterrò la parola: entrambe ci sazieremo dello studio di quelle sapienti idee. Se avrai ancora dubbi, me li comunicherai, ti tranquillizzerò: fermamente convinta come me, mi imiterai ben presto, e, come me non pronuncerai più il nome di questo Dio infame se non per bestemmiarlo e odiarlo. L'idea di una tale chimera è, confesso, il solo torto che non posso perdonare all'uomo. Lo posso scusare di tutte le sue deviazioni, lo compiango per tutte le sue debolezze, ma non posso perdonargli la costruzione di un simile mostro, non gli perdono di essersi forgiato da solo i ferri religiosi che lo hanno tanto violentemente impastoiato e di essere venuto a presentare egli stesso il collo al giogo vergognoso che la sua stoltezza aveva preparato. Non la smetterei, Juliette, se dovessi abbandonarmi a tutto l'orrore che mi ispira l'esecrabile sistema dell'esistenza di un tale Dio: il mio sangue ribolle al suo solo nome. Mi sembra di vedere intorno a me, quando lo sento pronunciare, le ombre palpitanti di tutti i disgraziati che tale abominevole idea ha distrutto sulla superficie del globo. Esse mi invocano, mi scongiurano di adoperare quante forze, quanto talento abbia in me per estirpare dal cervello dei miei simili l'idea del disgustoso fantasma che li fece morire sulla terra."

"Due classi di individui devono adottare la religione: dapprima quelli che tali assurdità fanno prosperare, poi gli imbecilli che credono sempre a tutto quanto si dice loro senza approfondire mai niente. Sfido però a sostenere che un individuo ragionevole e intelligente possa affermare che crede in buona fede all'atrocità della religione."

AGGIUNGO QUI UN APPROFONDIMENTO

tratto da


"Non ci sono altro che cadaveri insanguinati, neonati strappati dalle braccia delle madri, fanciulle sgozzate alla fine di un'orgia, coppe riempite di sangue e vino, torture crudelissime; si accendono caldaie, si spogliano uomini della loro pelle fumante, si grida, si bestemmia, e questo ad ogni pagina, a ogni riga, sempre, sempre (*). Oh! che infaticabile scellerato! Nel suo primo libro de Sade ci mostra una povera fanciulla, ormai distrutta, perduta, insozzata, intontita dalle nerbate, condotta da mostri umani, di sotterraneo in sotterraneo, di cimitero in cimitero, picchiata, distrutta, divorata a morsi, bollata con il marchio dell'infamia, schiacciata... E quando l'autore non sa più che crimine inventare, quando non ne può più di incesti e mostruosità, quando è là, ansimante, sui cadaveri che ha pugnalato e violato, quando non c'è più una chiesa che non abbia profanato, non un bambino che non abbia immolato alla sua frenesia, non un pensiero morale su cui non abbia gettato le immondizie del suo pensiero e della sua parola, quest'uomo infine si ferma, si guarda, si sorride, non si fa paura. Anzi!", scriveva di de Sade  Jules Janin in un articolo del 1831 sulla "Justine o le sventure della virtù" di Donatien Alphonse François marchese de Sade, "opera incomparabilmente più nera di ogni altra" che inaugura il filone del realismo nero francese.
Il commento di Janin ha il pregio di riassumere in breve la trama del libro.



Justine è virtuosa, e proprio questo suo essere virtuosa è il suo delitto.
La virtù non paga, anzi la stessa Natura si incarica di punire la virtuosa Justine (dopo che ci si sono messi tutti: nobili, preti, briganti, mendicanti...), uccidendola con un fulmine proprio quando sembra essere giunta al termine del suo lungo calvario.
"Perché la legge della Natura è la distruzione e quindi chi distrugge le obbedisce."
I malvagi che uccidono, violentano, irridono le più sacre leggi degli uomini sono "secondo natura" (**) mentre i virtuosi, i buoni, i pii sono contro di essa.
Per de Sade tutto è Male e tutto è opera di Satana, o meglio, niente esiste, visto che de Sade era ateo e non odiava "dio", chimera inesistente, ma "l'idea di dio", ideata dall'uomo.

Quale che sia il giudizio sull'opera di Sade, non bisogna dimenticare che attraverso "Justine" o "Le 120 giornate di Sodoma", i fermenti del Nero, vivificati dal razionalismo antireligioso portato alle sue estreme conseguenze (ovvero la blasfemia. Nota di Lunaria) entrano definitivamente nella cultura moderna e concorrono a formare quel clima spirituale da cui nascerà il surrealismo e tutta la letteratura moderna (tra cui lo Splatterpunk http://intervistemetal.blogspot.it/2018/01/introduzione-allo-splatterpunk.html . Nota di Lunaria)

Discepoli letterari di de Sade furono Pétrus Borel, autore di "Madame Putiphar" e "Champavert, racconti immorali", Fédéric Soulié ("Le memorie del Diavolo"), Charles Nodier, autore di "Mademoiselle de Marsan" e "Ines de las Sierras", Charles Baudelaire e persino Sue, Dumas, Hugo, Balzac, al quale vennero sequestrati drammi neri quali "Il mostro", "L'incredulo", "Il dannato", "Il vicario delle Ardenne".

(*) Nota di Lunaria: niente che non sia, in realtà, già presente nel cristianesimo o nei culti mesoamericani; solo che nel cristianesimo o nel culto a Xipe Totec "quelle cose splatter" vengono caricate di sacro e misticismo e perciò appaiono "edificanti". Anche nella bibbia mosè sgozza donne e bambini e dà ordine ai suoi soldati di portarsi via le vergini da stuprare (Numeri 31), Iefte sacrifica la figlia a Yahvè, a Micol vengono portati come dote duecento prepuzi evirati freschifreschi e belli sanguinolenti dai nemici in battaglia, (1 Sam 18, 22-29) la concubina del Levita viene stuprata da una gang e poi smembrata e mandata, pezzo per pezzo, a tutte le tribù di Israele. (Giudici 19:25- 19:27-28-29-30). Solo un ipocrita potrebbe scandalizzarsi per la lettura di de Sade e non dire nulla, ANZI GIUSTIFICARE, la bibbia che riporta le stesse identiche cose; con una differenza: che la "Justine" di de Sade resta un'opera di fantasia, verniciata di nero e ferocemente parodistica anche di quella "demenza religiosa" che in altri contesti avrebbe applaudito alle stesse cose chiamandole "a maggior gloria di Dio" o "volontà di Dio", perché di fatto la bibbia viene "considerata parola di Dio" e perciò "eterna e vera". Facevo già notare che l'opera di de Sade funziona per paradosso, e stranamente tanto più è esagerata e grottesca e tanto più è effettivamente comica, di un umorismo ferocissimo, nella sua descrizione iperrealista gonfiata all'eccesso, e perciò falsa, perché contraddice la realtà: non fosse altro per il numero abnorme di "eiaculazioni" che si susseguono frenetiche, accumulate fino all'eccesso e che nessun uomo reale saprebbe mai ottenere. Per inciso, si potrebbe far notare che de Sade si è divertito un mondo a dare vita a questa "fanciulla cristiana esemplare"... di un'ingenuità talmente imbarazzante da risultare quasi demente e mentecatta: non solo viene ripetutamente ingannata e oltraggiata, ma anche quando ne ha la possibilità o non scappa o si fida nuovamente dell'aguzzino di turno, disposta ad aiutarlo, a credergli, a "porgergli ancora l'altra guancia e a perdonare settanta volte sette".
Difatti, perfettamente concorde alla crassa parodia della "devozione religiosa, del porgere l'altra guancia, dell'amare il nemico" che l'Autore aveva in mente, l'opera si conclude con un epilogo perfettamente sensato, nella sua stravaganza: Justine muore proprio in modo che più "divinamente ispirato" non si può: viene fulminata da un fulmine.
Più che non punire la virtù sembra che l'autore abbia voluto fustigare l'imbecillità umana, per giunta quasi sempre nutrita di dogmi religiosi; e si spiegano così le numerose dissertazioni filosofiche e anti-cristiane che costellano il libro.

(**) Curiosamente, il comportamento umano più che "in armonia con i primati" è in armonia con il sadismo sessuale tipico degli insetti, dei ragni e dei vermi, che mettono in atto tutti comportamenti sadico-sessuali tipici anche dei serial killer, come mutilazioni o cannibalismo.