Jean Paul


"Discorso del Cristo Morto, il quale, dall'alto dell'edificio del mondo, proclama che non vi è Dio alcuno" di Johann Paul Friedrich Richter, in arte Jean Paul, 1767-1825
Una volta, in una sera d'estate, giacevo in cima a un monte, in faccia al sole, e mi addormentai. Mi prese un sogno, e in esso mi risvegliai al camposanto. Tutte le tombe erano scoperchiate, e le porte di ferro dell'ossario si aprivano e si chiudevano spinte da mani invisibili. Sui muri fluttuavano ombre che nessuno proiettava, e altre ombre vagavano ritte nell'aria. Dentro le tombe aperte c'erano soltanto bambini che dormivano. Dal cielo scendeva, a grandi falde, una grigia nebbia soffocante, che un'ombra enorme, a mo' di rete traeva a sé, sempre più vicino, stringendo sempre di più e con crescente violenza. Sopra di me sentivo un rumore lontano di valanghe, sotto di me la prima scossa di un immenso terremoto. La chiesa oscillava, in su e in giù, sull'onda dell'inaudita dissonanza di due note che si scontravano al suo interno, anelando invano all'armonia. La rete della nebbia e la terra che tremava mi sospinsero nel tempio. Avanzai fendendo ombre sconosciute, che recavano i segni di secoli antichi. - Tutte le ombre stavano in piedi attorno all'altare e a tutte, invece che il cuore, tremava e pulsava il petto.
Ed ecco, da lassù, discendere sull'altare una figura alta e nobile, accompagnata da un dolore inestinguibile, e tutti i morti gridarono: "Cristo! Non c'è Dio alcuno?"
Egli rispose: "Non c'è."
L'ombra di ogni defunto tremò tutta intera, non solamente nel petto, e per questo tremito ciascuna fu disgiunta dall'altra.
Cristo proseguì: "Ho attraversato i mondi, sono salito fino ai soli e ho percorso a volo, lungo le vie lattee, i deserti del cielo; ma non c'è Dio alcuno. Sono disceso fin dove l'essere proietta le sue ombre e ho scrutato nell'abisso gridando: "Dove sei tu, Padre?". Ma ho udito solamente l'eterna tempesta che nessuno governa, mentre il variopinto arcobaleno degli esseri, senza che vi fosse un sole a crearlo, s'inarcava e sgocciolava sopra l'abisso. E quando levai lo sguardo al mondo sconfinato, cercando l'occhio divino, esso mi fissò con una vuota orbita senza fondo; e l'eternità si stendeva sopra il caos e lo erodeva e ruminava se stessa. - Continuate a risuonare, o note dissonanti, stridete fino a dissolvere le ombre; poiché Egli non c'è!"
Le ombre sbiadite volarono via e scomparvero come il bianco vapore del gelo si dissolve a un soffio caldo; e tutto si fece vuoto. Giunsero allora nel tempio, spettacolo orribile per il cuore, i bambini morti che si erano svegliati nel camposanto, e si gettarono davanti all'alta figura presso l'altare e dissero: "Gesù! non abbiamo noi un padre?" - Ed egli rispose piangendo: "Siamo tutti orfani, io e voi, siamo tutti senza padre."
E quando Cristo contemplò il tumultuoso accalcarsi dei mondi, e scorse la fiaccola danzante dei fuochi fatui celesti, allora, grande come il sommo fra gli esseri finiti, egli levò gli occhi al nulla e alla vuota immensità e disse: "O fisso, muto nulla! Fredda, eterna necessità!" Folle caso! Conoscete voi ciò che vi soggiace? Quando farete a pezzi l'universo, e anche me? - O caso, sei forse tu a conoscerlo, mentre tempestoso procedi nel turbinante pulviscolo di stelle, come fosse di neve, e col tuo soffio spegni un sole dopo l'altro, e al tuo passaggio s'abbuia la sfavillante rugiada delle costellazioni? - Com'è solo ciascuno di noi nel vasto catafalco del Tutto! Solo me stesso io ho vicino. - O Padre! O Padre! Dov'è il tuo petto infinito, affinché vi possa posare il capo? - Ah, se ogni io è padre e creatore di se stesso, perché non può essere anche il proprio angelo sterminatore?
E quando io m'abbattei a terra e volsi lo sguardo al rilucente edificio del mondo, vidi levarsi gli anelli del gigantesco serpente dell'eternità, che stava accovacciato tutt'intorno all'universo - e le sue spire ricaddero, ed esso s'avvolse doppiamente attorno al Tutto - poi s'avvoltolò in mille giri intorno alla natura - e strinse i mondi l'uno sull'altro - e schiacciò il tempio infinito, e lo frantumò riducendolo a una chiesa con il suo composanto - e tutto divenne angusto, tetro, angoscioso - e un battaglio smisurato stava per scoccare l'ultima ora del tempo e schiantare l'edificio del mondo... quando mi svegliai.
La mia anima pianse dalla gioia di poter di nuovo adorare Dio - e la gioia e il pianto e la fede in Lui furono la mia preghiera. E quando mi alzai il sole riluceva ancora, al fondo, dietro le colme spighe purpuree, e gettava in pace, il riflesso del suo tramonto sulla piccola luna, che, senza aurora, si levava da Oriente; e fra cielo e terra distendeva le sue brevi ali un gioioso mondo transeunte, che viveva, come me, al cospetto del Padre infinito; e da tutta la natura che mi circondava fluivano suoni di pace, come da campane remote nella sera.      


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"Se ciascuno è il padre creatore di se stesso, perché mai non può essere anche il proprio angelo sterminatore?"


Brani tratti da:


"LAMENTAZIONE DI SHAKESPEARE MORTO FRA ASCOLTATORI MORTI NELLA CHIESA IN CUI SI PROCLAMA CHE NON VI è DIO ALCUNO"

Sognai di svegliarmi in un camposanto. Udii muoversi gli ingranaggi dell'orologio della torre e battere le 11.
E in quel vuoto cielo notturno cercai il sole, e credetti che un'eclissi me lo celasse. I sepolcri erano aperti, così come le porte di ferro dell'ossario.
Sui muri fluttuavano ombre che nessuno proiettava e altre ombre vagavano ritte nell'aria.
Talvolta un lucore baluginava dai finestroni della chiesa e due noti dissonanti, tremolando senza posa, si scontravano al suo interno anelando invano all'armonia.
Non so come, fui sospinto nella chiesa.
Ed ecco, da dietro l'altare, risuonare nella notte una voce cupa, solitaria.
Vidi figure ignote, tremolanti, che recavano i segni di secoli antichi: quelle più lontane tremavano con maggiore violenza, disfacendosi in ombre sbiadite, e dietro l'altare era un'oscurità brulicante, ove le ombre finivano per dissolversi.
L'adunanza dei morti vi era risospinta e il buio la erodeva.
In sarcofaghi scoperchiati giacevano defunti che pareva dormissero, come pervasi nel volto da vividi sogni, e talora sorridevano; ma quelli desti non sorridevano affatto.
"Continuate a risuonare, O Note Dissonanti! Non vi è Dio alcuno e non vi è tempo. L'eternità rumina se stessa ed erode il caos. Io sto udendo solo me stesso e ogni cosa, alle mie spalle, è annientata. Nel vasto catafalco della natura, tutto non è altro che Nulla, e da questa tempesta primordiale che turbina e risuona sopra il caos, ogni essere viene trascinato via, da solo, e solo è sepolto.
Guarda dentro l'abisso, sul quale si stendono le cineree nubi dei trapassati; e prova a pensare ancora, mentre diventi polvere. IO SONO! Non c'è affatto un oggi, ma solo un ieri, O tu, Misera! Non guardare più a Occidente la Casa del Lutto, carica di paramenti funebri. Non guardare mai più ad oriente, il Camposanto, la Casa dei Morti!"
Ecco che nel Camposanto cominciò a diffondersi un'eco che balbettando ripeteva i dolci canti funebri, della Casa del Lutto.
Questa nenia in sordina, che sembrava provenire dai morti lacerò il cuore intero della donna abbattuta...
Nell'altro mondo tutto tace - sono solo le tombe che rimandono un'eco -


La traduzione di Masini:

In una sera d'estate me ne stavo disteso su un monte in faccia al sole finché mi colse il sonno. Ed ecco che sognai di svegliarmi in un camposanto...Tutti i sepolcri erano scoperchiati e le porte di ferro dell'ossario si aprivano e si richiudevano spinte da invisibili mani... Nelle tombe aperte dormivano unicamente dei fanciulli... La chiesa vacillava a sommo e a imo... mi mossi attraverso ombre sconosciute, su cui era stampata un'antichità di secoli. Tutte le ombre erano disposte intorno all'altare... Ed ecco che precipitò sull'altare un'alta nobile figura atteggiata a un dolore senza fine e tutti i morti gettarono un grido:

Cristo! Esiste un Dio?

Non esiste, fu la sua risposta.

Sopraggiunsero allora nel tempo - e ne inorridiì l'anima - i fanciulli defunti, che si erano desti nel cimitero, e si gettarono dinnanzi all'alta figura presso l'altare e: "Gesù" - dissero - "non abbiamo noi un padre?" E lui, prorompendo in lacrime:

"Noi siamo tutti orfani, io e voi, non abbiamo un padre..."

E quando Cristo scorse l'urto dei mondi in tumulto... levò in alto gli occhi, contro Il Nulla e la vuota immensità, e disse:

"Torpido, muto Nulla! Fredda, eterna necessità! Dissenato Caso!...
Come ognuno di noi è solo nell'immensa tomba dell'universo! Io sono vicino unicamente a me stesso... O Padre! Oh Padre! Dov'è il tuo petto infinito perchè su di esso mi riposi?..."
Un battaglio enormemente grande stava per battere l'ultima ora del tempo e per frantumare l'universo... Quando mi ridestai. La mia anima piangeva dalla gioia di poter ancora adorare Iddio - e la gioia e le lacrime e la fede in lui erano la preghiera -


SERMONE FUNEBRE PER ME STESSO (ESPERO) 1794

Io vedo uno spettro librarsi attorno a questa salma,
uno spettro che è un Io...
Io! Io! Tu abisso che nello specchio del pensiero risprofonda di gran corsa nelle Tenebre.
Io! O tu specchio nello specchio,
brivido nel brivido, togliete via il velo della salma!
Voglio, temerario, guardare in faccia il morto, finchè io ne resti distrutto...
Irrigidito, senza parola, sconvolto, tremante, Viktor fissò il volto da cui era stato tolto il velo,
lo stesso velo che avvolgeva, ancora vivo, il suo stesso volto.


DAL COMMENTO DI ADRIANO FABRIS:

è il Cosmo tutto, che si unisce al compianto e che silenziosamente proclama che la fattualità stessa del proprio eterno e insensato corso circolare, che non vi è dio alcuno.


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JACOBI:


L'Uomo deve scegliere, e la scelta è questa:

O il Nulla
O Dio.

Scegliendo il Nulla, Egli si fa Dio. Vale a dire: Egli fa di Dio uno spettro, poichè è impossibile, se Dio non c'è, che l'uomo e tutto ciò che lo circonda non sia qualcosa di puramente spettrale.

GrundFrage, la Domanda Fondamentale di Leibniz:
Perché è in generale l'ente e non piuttosto il niente?

Perché non il Nulla? Perché questa scomposta e grottesca e dolorosissima agitazione di tutto e di tutti che comunque non porta se non al Nulla?
Perché non anticipare la fine, trovando nella dissoluzione del senso dell'essere l'unico senso possibile?


PAUL CELAN:

Tu sia lodato, Nessuno.
Per amor tuo fioriamo.
Al tuo cospetto un Nulla eravamo, siamo, resteremo,
fiorendo: Rosa del Nulla e di Nessuno.


GIACOMO LEOPARDI: "Cantico del gallo silvestre"

Pare che l'essere delle cose abbia per suo proprio ed unico obietto il morire. Non potendo morire qual che non era, perciò dal nulla scaturirono le cose che sono.
A noi presso la culla immoto siede, e su la tomba, il Nulla.


MARIE NOEL:

Mio Dio, datemi il Nulla,
affinchè mi possa riposare
dalla fatica di essere.


ERNST JUNGER (1951):

Sperimentare fino in fondo la potenza del Nulla.
Con lo spiegamento totale del Nichilismo sia dato anche il suo esaurimento e possibilità di superarlo.


ANGELUS SILESIUS: "Il Silenzio Felice" (1674)

L'annientamento di sé: Nulla più dell'annientarsi t'innalza sopra te stesso: più ha in sé del divino che è più annientato.

La quiete è uguale all'eterna notte: Nulla è simile al Nulla più di quiete e solitudine. Perciò le vuole il mio volere, se pur vuol qualcosa.


JEAN AMERY:
 
Io sono vero soltanto per come Io stesso mi vedo e mi comprendo...
Io sono ciò che sono per me e in me nient'altro.


Da un commento a Nietzsche:

Il Nulla è il fondamento dell'Universo - ma un Nulla che abolisce se stesso - ossia il Nulla che esisterebbe per impossibile se il mondo non fosse.

Nietzsche "La Nascita della Tragedia":

Non essere nato, non essere, essere nulla.


Ludwig Feuerbach (1804-1872):

Quanto più si vuol far di me, tanto meno sono qualcosa e viceversa. In generale sono qualcosa solo sino a quando sono Nulla.


Schiller:

Cambiano le Lune, trapassano le generazioni,
le Rose della Divina Giovinezza
fioriscono immutabili
fra l'eterna rovina

"I Masnadieri" (1781):

Comunque tu sia, Indicibile Eternità,
solo questo mio Io resta fedele... comunque tu sia,
porterò con me solo me stesso.
Le cose esteriori sono solo l'apparenza dell'uomo.
IO SONO IL MIO CIELO E IL MIO INFERNO
(ICH BIN MEIN HIMMEL UND MEIN HOLLE)


Jean Paul Sartre:

Vado a caso, vuoto e calmo, sotto un cielo inutilizzato.


Bahnsen:

Uomo = un Nulla conscio di sé


Gorgia:

Nulla è.
Se anche fosse, non sarebbe conoscibile.
Se conoscibile, non sarebbe comunicabile.


Nagarjuna:

Il Nichilismo è l'anticamera della religione.


Thomas Altizer:

Dio, La Deificazione del Nulla, il Desiderio del Nulla dichiarato Santo.


Chuang-Tzu:

Il Tao abita il Vuoto.
il Vuoto è il Digiuno della mente.


Edward Young:

Non è forse una vasta immensa tomba il mondo istesso?


Fredegiso (secolo IX) "De Nihilo et Tenebris"

Il Nulla è una realtà, la materia originaria dalla quale sono tratte tutte le cose.


Georg Buchner: "Morte di Danton"

Phillipeau: La pace è in Dio.

Danton: Nel Nulla.
Sprofondati in qualcosa di più tranquillo del Nulla,
e se la massima pace è Dio, non è il Nulla Dio?
Ma io sono un Ateo.
Maledetto l'assioma che dice:
"Nessuna cosa può trasformarsi in Nulla"
ed io sono un qualche cosa, questa è la disgrazia!
La creazione ha occupato tanto posto,
non c'è nulla di vuoto, dappertutto è un brulicare.
Il Nulla si è ucciso,
la creazione è la sua ferita,
noi siamo le gocce del suo sangue
il mondo è la tomba dove esso marcisce.



Roland Barthes: "Ogni negazione significava una ricerca."


Ivan Turgenev "Padri e Figli" (1862):

Il Nichilista è un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio,
da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato.


Catherine Texier: "Love me tender"

La vita non è forse una forma di negazione della morte?