Michel Houellebecq


"La Ricerca della Felicità"

Dalla Postfazione di Simone Barillari

"Sono qui presenti, a un grado quasi intollerabile di atrocità, gli scenari e le sensazioni che possono dirsi ormai houellebecquiani: il mondo come "nodo di sofferenza dispiegata", l'universo alacre e metallico delle metropoli occidentali, gli ipermercati, i complessi di uffici e i parcheggi sotterranei come incessanti luoghi di produzione dell'ordine sociale, i "cieli vuoti", la prigione dei giorni, le notti insormontabili, l'attenuarsi della vita nella fatica di vivere, il lento disfacimento delle speranze... Michel Houellebecq enuncia la verità essenziale che scrivere è dilaniare se stessi, animati da una furia calma e precisa, che scrivere dev'essere assimilata a un atto di scarificazione: chi scrive è insieme la piaga e il coltello."


* Dapprima, la sofferenza. L'universo urla. Il cemento manifesta la violenza con cui è stato colpito come muro. Il cemento urla. L'erba geme sotto i denti dell'animale. E l'uomo? Che cosa diremo dell'uomo?

* Il mondo è una sofferenza dispiegata. Alla sua origine, c'è un nodo di sofferenza. Ogni esistenza è un'espansione e uno schiacciamento. Tutte le cose soffrono, finché esistono.
Il nulla vibra di dolore, fino a giungere all'essere:
in un abietto parossismo.

* Gli esseri si diversificano e diventano più complessi, senza perdere nulla della loro natura originaria. A partire da un certo livello di coscienza, si produce l'urlo. Ne deriva la poesia. E anche il linguaggio articolato.

* Il primo passo poetico consiste nel risalire all'origine.
Cioè: alla sofferenza.

* Marc ha dieci anni - Suo padre sta morendo di cancro all'ospedale. Quella specie di macchinario consumato, con tubi in gola e flebo, è suo padre. Solo lo sguardo è vivo; esprime la sofferenza e la paura. Anche Marc soffre. Anche lui ha paura. Ama suo padre. E nello stesso tempo comincia ad avere voglia che suo padre muoia e a sentirsene colpevole.

* Marc dovrà lavorare. Dovrà sviluppare in sé quella sofferenza così particolare e così feconda: la Santissima Colpevolezza. 

* Non vi sarà possibile trasformare la sofferenza in scopo. La sofferenza è, e perciò non può diventare uno scopo.

* Andare fino in fondo all'abisso dell'assenza di amore. Coltivare l'odio di sé. Odio di sé, disprezzo degli altri. Odio degli altri, disprezzo di sé. Mescolare tutto. Fare la sintesi. Nel tumulto della vita, essere sempre perdenti. L'universo come una discoteca. Accumulare frustrazioni in gran numero. Imparare a diventare poeta è disimparare a vivere.

* Amate il vostro passato o odiatelo, ma che resti presente ai vostri occhi. Dovete acquisire una conoscenza completa di voi stessi. Così, a poco a poco, il vostro io profondo si distaccherà, scivolerà sotto il sole; e il vostro corpo rimarrà sul posto; gonfio, tumefatto, irritato; maturo per nuove sofferenze. La vita è una serie di test di distruzione. Superare i primi test, essere bocciati agli ultimi. Fallire la propria vita, ma fallirla di poco. E soffrire, sempre soffrire. Dovete imparare a sentire il dolore attraverso tutti i vostri pori. Ogni frammento dell'universo deve essere per voi una ferita personale. Però dovete restare vivi, almeno per un certo tempo.

* Non abbiate paura della felicità; non esiste.

* Il lavoro permanente sulle vostre ossessioni finirà col trasformarvi in relitti patetici, minati dall'angoscia o devastati dall'apatia. Ma, lo ripeto, non c'è altra strada. Dovete raggiungere il punto di non ritorno. Spezzare il cerchio. E produrre qualche poesia, prima di sfracellarvi al suolo. Avete intravisto spazi immensi. Ogni grande passione sfocia nell'infinito.

* La maggior parte delle persone scendono a patti con la vita oppure muoiono. Siete dei suicidi vivi.


*****


QUALCHE POESIA "FILOSOFICA" DI QUESTO BRAVO AUTORE

I

Il mio corpo è come un sacco attraversato da fili rossi
fa buio nella camera, il mio occhio luccica debolmente
ho paura di alzarmi, nel mio intimo sento
qualcosa di molle, di cattivo, e che si muove.

Sono anni che odio la carne
che ricopre le mie ossa. Lo strato è adiposo,
sensibile al dolore, leggermente spugnoso;
un po' più in basso c'è un organo che tira.

Ti odio, Gesù Cristo, che mi hai dato un corpo
le amicizie si cancellano, tutto svanisce, tutto va in fretta,
gli anni scivolano via e passano e nulla risuscita,
non ho voglia di vivere e ho paura della morte.

***

Non si crede più veramente che la morte sia funesta;
soprattutto per la forma, ogni tanto, si ride.
si cerca invano di accedere al disprezzo.
Poi si accetta tutto, e la morte fa il resto.

***

"Vacanze"

Un tempo morto. Un buco bianco che si radica nella vita.
Raggi di sole ruotano sulle lastre.
Il sole dorme; il pomeriggio è immutabile.
Riflessi metallici si incrociano sulla sabbia.
In un ribollire di aria umida e poco mobile,
si odono le femmine degli insetti che si incrociano.
Ho voglia di ammazzarmi, di entrare in una setta;
ho voglia di muovermi, ma sarebbe inutile.
Fra cinque ore al massimo il cielo sarà tutto buio;
aspetterò il mattino schiacciando mosche.
Le tenebre palpitano come piccole bocche;
poi torna il mattino, secco e bianco, senza speranza.

***

"Una sensazione di freddo"

Il mattino era chiaro e assolutamente bello;
volevi salvaguardare la tua libertà.
Ti aspettavo guardando gli uccelli:
qualunque cosa faccia, ci sarebbe sofferenza.

(Nota Personale di Lunaria: quest'ultima frase "Qualunque cosa faccia, ci sarebbe sofferenza" non è l'unica frase sensata che si possa affermare, sulla nostra esistenza? C'è qualcosa che facciamo o viviamo che non ci conduca alla sofferenza o che non ci esponga al rischio di essa?)


***

Perché non possiamo mai
mai
essere amati?


***

Il lungo filo dell'oblio si svolge e si tesse
ineluttabilmente. Grida, pianti e lamenti.
Rifiutando di dormire, sento la vita che scivola via
come un grande battello bianco, tranquillo e irraggiungibile.

***

Il mio corpo teso fino al delirio
attende come un avvampare
un divenire, uno schiocco;
la notte mi esercito a morire.

***
 
"L'incrinatura"

Nell'immobilità, nel silenzio impalpabile,
sono qui. Sono solo. Se mi colpiscono, mi muovo.
Cerco di proteggere una cosa sanguinante e rossa,
il mondo è un caos preciso e implacabile.
Ci sono persone attorno, le sento che respirano
e i loro passi meccanici si incrociano sulla grata.
Ma ho sentito il dolore e la rabbia;
vicinissimo a me, vicinissimo, un cieco sospira.
è da un pezzo che sopravvivo. è strano.
Mi ricordo benissimo del tempo della speranza
e mi ricordo anche della mia prima infanzia,
ma credo di essere al mio ultimissimo ruolo.
Sai l'ho capito fin dal primo attimo,
faceva un po' freddo e sudavo di paura
il ponte era spezzato, erano le diciannove
l'incrinatura era là, silenziosa e profonda.

***

Un mattino di sole rapido,
e voglio azzeccare la mia morte.
Leggo nei loro occhi uno sforzo:
mio Dio, quanto è insulso l'uomo!
Non si è mai abbastanza sereni
per sopportare i giorni d'autunno
Dio quanto è monotona la vita,
quanto sono lontani gli orizzonti!
Un mattino d'inverno, dolcemente,
lontano dalle abitazioni degli uomini:
desiderio di un sogno, assolutamente,
di un ricordo che nulla cancella.

***

Attore precoce, esperto nella sofferenza,
ho vissuto una strana e patetica infanzia.
Giocavo con le automobiline, credevo all'amicizia,
e mio malgrado suscitavo già compassione.
L'agonia dei fiori è brutale
come il rovescio di un'esplosione,
l'avvizzire dei loro petali,
fa pensare ai nostri stati di abbandono.
Sono cresciuto in mezzo a macchine da piacere
che attraversano la vita senza amare, senza soffrire;
non ho rinunciato al mondo ideale
intravisto un tempo. E spesso sono stato male.
L'agonia di un uomo è sordida
come una lenta crocifissione.
Non si riesce a fare il vuoto;
si muore con le proprie illusioni.


E poi venne quella notte, una notte comune
il sole batteva, scivolava nelle tenebre
le ginocchia mi si sono piegate, sono caduto per terra
il suo bacio era freddo, indifferente, funebre.

***

Mi sono rialzato dopo qualche secondo
e ho letto nei tuoi occhi che non amavi nessuno
scivolavi verso la vita, ritornavi nel mondo,
al caos secco e duro che la morte imprigiona.

***

Ci saranno giornate e tempi difficili
e notti di sofferenza che sembrano insormontabili
in cui si piange stupidamente con le braccia sul tavolo
in cui la vita sospesa è ormai appesa a un filo;
amore mio ti sento che cammini per la città

...

Ci sarà la morte lo sai amore mio
ci saranno l'infelicità e gli ultimissimi giorni
non si dimentica mai nulla, le parole e i volti
fluttuano allegramente fino all'ultima sponda
ci sarà il rimpianto, e poi un sonno molto pesante.


***

Popolo assetato di vita,
conosci il tuo creatore.
Mi ritrovo nella notte:
batte, il mio cuore.

***

è vero che in un luogo al di là della morte

qualcuno ci ama e ci aspetta come siamo?
Ondate di aria gelida si susseguono sul mio corpo;
ho bisogno di una chiave per ritrovare gli uomini.

....


Più tardi mi rannicchio accanto al telefono
faccio dei numeri, ma riattacco in tempo.
Una forma è accovacciata dietro il giradischi;
sorride nel buio, perchè ha tutto il tempo.

***

La presenza sottile, interstiziale di Dio
è scomparsa.
Fluttuiamo adesso in uno spazio deserto
e i nostri corpi sono a nudo.
Fluttuando, nella freddezza di un parcheggio di periferia
di fronte al centro commerciale
orientiamo i nostri torsi con movimenti sciolti
verso le coppie del sabato mattina
cariche di bambini, cariche di sforzi,
e i loro bambini litigano urlando immagini di
Goldrake.


***


"Variazione 49: l'ultimo viaggio"

I nostri sguardi si incrociano, interrogando invano
lo spessore dello spazio
il cui biancore fatale avvolge le nostre mani
come un alone di ghiaccio.


***

La struttura fine e delicata delle nubi
scompare dietro gli alberi;
e all'improvviso c'è lo sfumato che precede una tempesta:
il cielo è bello, ermetico come un marmo.


***

"Alla fine del bianco"

Alla fine, ci saranno un mattino di neve
in una stazione di provincia
il cadavere di un piccolo cane beige,
possibilità molto tenui.
Alla fine del bianco, c'è la morte
c'è l'evanescenza dei corpi
nel mattino gelato, prigioniero,
termino il mio percorso emotivo.
Termino la mia vita, mi corico,
il suolo somiglia a una bocca
le cui labbra di terra annerita
sono pronte a raccogliere la mia esistenza.

***

Quando scompare il senso delle cose
a metà pomeriggio,
nella dolcezza di un sabato,
quando si è inchiodati dall'artrosi.
La sparizione delle traversine
in mezzo alla strada ferrata
si verifica proprio prima dell'acquazzone,
i ricordi vengono dissotterrati.
Penso al mio segnale di chiamata
dimenticato in riva allo stagno,
mi ricordo del mondo reale
in cui sono vissuto, molto tempo fa.


***

"Il giardino delle felci"

Avevamo attraversato il giardino delle felci,
l'esistenza all'improvviso ci parve leggera
sulla strada deserta andavamo alla ventura
e, varcato il cancello, il sole si fece raro.
Serpenti silenziosi strisciavano nell'erba folta,
il tuo sguardo tradiva un dolce sconforto
eravamo in mezzo a un caos vegetale,
i fiori attorno a noi esibivano i loro petali.
Animali senza pazienza, erriamo nell'Eden,
posseduti dalla sofferenza e consapevoli delle nostre pene
l'idea della fusione persiste nei nostri corpi
siamo, esistiamo, vogliamo essere ancora,
non abbiamo nulla da perdere. L'abietta vita delle piante
ci riporta alla morte, subdola, invadente.
In mezzo a un giardino i nostri corpi si decompongono,
i nostri corpi decomposti si copriranno di rose.

***

Tracce della notte.
Una stella brilla, sola,
preparata per lontane eucaristie.
Destini si radunano, perplessi,
immobili.
Camminiamo lo so verso mattini strani.


***

"I Visitatori"

Adesso sono qui, riuniti a metà del pendio;
le loro dita vibrano e si sfiorano in una dolce ellisse.
Un po' ovunque cresce un'atmosfera di attesa;
sono venuti da lontano, è il giorno dell'eclissi.
Sono venuti da lontano e non hanno quasi più paura;
la foresta era fredda e praticamente deserta.
Si sono riconosciuti dai segni di colore;
quasi tutti sono feriti, il loro sguardo è inerte.
Su questi monti regna una calma da santuario;
l'azzurro si immobilizza e tutto si mette a posto.
Il primo si inginocchia, il suo sguardo è severo;
sono venuti da lontano per giudicare la nostra razza.

***

L'indifferenza delle nubi
ci riporta alle nostre solitudini;
e all'improvviso non abbiamo più età,
prendiamo quota.
Quando scompariranno le illusioni tattili
saremo soli, amico, e ridotti a noi stessi.
Al momento della transizione dei nostri corpi verso l'estremo,
vivremo attimi di spavento immobile.
La piattezza del mare
dissolve il desiderio di vivere.
Lontano dal sole, lontano dai misteri,
mi sforzerò di seguirti.


***

L'interno dei polmoni
risale alla superficie;
trattamento con i raggi:
il dolore si sposta.
Un urlo di paura
nella notte attraversata:
sento battere il mio cuore
a grandi colpi oppressi.


***

Le notti passano su di me come un grande laminatoio
e conosco l'usura dei mattini senza speranza
il corpo che si stanca, gli amici che si allontanano,
e la vita che riprende a una a una le sue carte.
Cadrò un giorno, e di mia mano:
stanchezza della lotta, diranno i medici.

***

Uomo: Le ultime particelle
vanno alla deriva nel silenzio
e il vuoto articola,
nella notte, la sua presenza.

Donna: La polvere rotea sul suolo grigio, mobile:
arriva un colpo di vento e purifica lo spazio.
Abbiamo voluto vivere, ne restano tracce;
i nostri corpi al rallentatore irrigiditi nell'attesa.

***

Ricreare delle cerimonie...
Psicologie sfilacciate.
Un giorno i nostri volti cederanno,
avremo cupe agonie.
I tratti costruiti dall'Esistenza
allontanano dal volto di Dio.
Momenti sprecati, falsamente intensi...
Ironizziamo, diventiamo vecchi.
Ritrasmesse via satellite,
le maratone di beneficienza
mantengono un livello emotivo
non troppo intenso, ma un po' vivace;
più tardi, ci sono film porno.

***

Fra i muri della città in cui l'infelicità disegna
le sue variazioni fragili
sono solo per sempre, la città è una miniera
in cui scavo, docile.

***

La verità si estende a pozzanghere
attorno al banco di un macellaio
l'amor di Dio è una truffa,
guardo i cani sdraiati
che azzannano budella verdastre
con un muso quasi allegro,
siamo cani idolatri
e ti sento molto innamorata.
Corpo delle femmine, sperma dei maschi
mescolati per un'orazione
che si pronuncia alle potenze infernali,
sono stanco dei miei tradimenti.
La verità è nel sangue
come il sangue è nelle nostre vene;
mi avvicino, ti entro dentro,
non hai quasi più forma umana.

***

da "Il pozzo"

Moriremo senza perdono
e scompariremo
nell'ombra immensa,
l'ombra dell'assenza
in cui il vuoto separa le particelle ghiacciate,
i nostri corpi
pezzi della nostra morte,
traiettorie irrisorie di frammenti spostati.
Le ultime particelle
vanno alla deriva nel silenzio
e il vuoto articola
nella notte, la sua presenza.

***

Le Figlie della Notte sono le stelle...
le stelle rotonde e pesanti del mattino;
come goccioline cariche di saggezza, girano
lentamente su se stesse emettendo un canto leggermente
vibrante.
Non hanno mai amato.

***

da "Sera senza nebbia"

Qualcuno ha disegnato il tessuto delle tende
e qualcuno ha pensato la coperta grigia
nelle cui pieghe il mio corpo si immobilizza;
non conoscerò la dolcezza della tomba.

***

Bisogna sfiorare la morte
per conoscere la vita?
Abbiamo tutti dei corpi
fragili, inappagati.