Giovanni Cenacchi


Da "Camminando tra le ombre" (2008)

L'Autore è nato nel 1963 e morto nel 2006, a causa di un cancro.


* La prima cosa a cui penso, appena sveglio, è il mio male.
In ogni istante del giorno, in ogni vampa di coscienza, non c'è altro che il mio male... Ad ogni risveglio, nessun orizzonte che non sia il fine e la fine del male.
Vivo nella mia morte
e null'altro mi è permesso (Dopo la diagnosi, estate 2003)


* è  incredibile che il dolore possa superare ontologicamente la ragione. Che abbia più ragione di esistere. (15 agosto 2003)


* Capisco troppo, agisco troppo poco;
credo che di questo morirò. (20 agosto 2003)


* Sto forse "saldando" tutta la sofferenza che ho evitato nella vita? Anche questa idea, per quanto terribile, è consolatrice.
Prefigura un ordine  - e se non ci fosse?
E se il dolore fosse cieco o senza compensazione?
E se la sua distribuzione fosse irrilevante? (26 agosto 2003)


* Ecco, questo è un sogno metafisico tutto iscritto nella physis:
per una volta, non essere più domanda:
per una volta essere risposta.
È questa la tragedia dolente della condizione umana: non essere mai stati la risposta a nulla.
Ma non è forse questa la ragione della nostra eccellenza? (22 settembre 2003)


* Dio crudele e distratto, quando verrà per te la resa dei conti?
Quando dovrai rispondere del tuo creato?
chi ti infliggerà la condanna che meriti? (23 settembre 2003)


* Ad un tratto il nulla è compiuto senza che sia successo nulla. (17 ottobre 2003)


* Che orrore sarà il paradiso dell'artefice di questo mondo?
Di fronte al tuo creato, o signore,
il dilemma non consiste nel crederti, ma nel fidarsi di te.
Io non mi fido di dio. (25 ottobre 2004)


* Preghiera di un non credente:
Il mio dolore è il mio rosario. (24 maggio 2005)


* Ogni cosa che vedo, è cosa che perdo. (27 novembre 2005)


* Mi conforto dicendomi che anche se non mi fossi ammalato non sarei stato capace di vivere. (21 febbraio 2006)