Filosofia Orientale


Uno "schemino" che può introdurre alla lettura della Filosofia Cinese...!


Analizziamo qualche concetto che può essere interpretato in molti modi, a seconda del nostro vissuto personale di ciascuno di noi.

Fondamentale nel Pensiero Cinese è il concetto di "Wu Wei",
"Il non-agire", non nel senso dell'inazione, o nel senso nichilista tipico di una certa concezione occidentale, (o in riferimento alla "mortificazione" e "rinuncia/espiazione per i nostri peccati" tipica di un certo Cristianesimo "cupo e apocalittico") ma "staccarsi dal Logos per affidarsi alla corrente e alla modalità del Dao (o Tao), alla forza della vita, senza forzare con l'intelletto le potenzialità mutevoli dell'esistente";

in poche parole, seguire ciò che siamo, nelle nostre tendenze, potenzialità e limiti, senza "nuotare controccorente" desiderando ciò che è impossibile o poco probabile o tentando di essere ciò che non siamo.

Lo stile cinese si traduce come Equilibrio di Ritmo.

Nella lingua cinese, la parola ha una potente forza agente; l'efficacia della parola è al centro del pensiero cinese, così come la calligrafia, l'arte di saper eseguire, di saper trascrivere correttamente gli Ideogrammi (ma pensiamo anche all'importanza dell'alfabeto, dei segni, in lingue come l'Ebraico e l'Arabo, dove a ciascun segno corrisponde un valore esoterico ben preciso e immutabile, tramandato nei secoli, agli iniziati).
Per esempio, nella lingua cinese, "Ming" (nome) è affine foneticamente a "Ming" (decreto/destino).

La differenza di tono vocale con cui però viene pronunciato differenziano le due parole.

Quanto all'agire, la prospettiva cinese è guidata dalla certezza che apprendere/meditare, per ottenere la conoscenza, sia un processo spontaneo, e che l'inclinazione del nostro essere volgerà verso il corso naturale, spontaneo.

Non è possibile trattare con estensione tutte le Scuole Cinesi e i Pensatori, ma possiamo riferirci brevemente a quelli più famosi: Laozi, Mozi e Confucio (Konh Qiu)
Il suffisso "zi", grammaticalmente, identifica I Sapienti, che avevano il compito di guidare gli allievi.

L'apprendimento del Tao (termine un po' intraducibile, che può essere reso come "Via" o "Sentiero") avveniva nella contemplazione della natura: ruscelli, monti, boschi, la vita degli animali, persino delle rocce o del vento, o la cottura del riso, un artigiano che scolpiva il legno fino ad ottenerne una ciotola... tutto era testimonianza del Tao, la Pienezza, il Senso Ultimo.

Nella tradizione filosofica occidentale, da sempre, si è avuta la contrapposizione di opposti:
un Bene (da seguire) un Male (da combattere)
Maschio-Femmina
Caldo-Freddo
e così via;

Con Hegel si ebbe un tentativo di "unione degli opposti" nella celebre Tesi-Antitesi-Sintesi, ma in realtà, anche oggigiorno, si è portati a suddividere tutto in categorie rigide e statiche (basti vedere l'imposizione dicotomistica delle religioni monoteiste).

"Il frutto è in contraddizione con il fiore perché è la morte del fiore, ma soltanto l'insieme del frutto e del fiore costituisce l'albero. La contraddizione è vita, morte è l'identità totale, che non ha movimento che non muta."

Il frutto nasce dalla morte del fiore: infatti, il fiore di un albero nasce e sboccia; il suo profumo attrae gli insetti, che lo impollinano; il fiore così si chiude, "morendo", rinunciando ad essere fiore, per tramutarsi in frutto. Il frutto nasce quindi dalla morte del fiore, che non è morte negativa, totale, ma anzi, è un passaggio obbligato per far nascere il frutto, che rappresenta la morte del fiore. Eppure, il frutto nasce proprio dal fiore, e ambedue appartengono alla stessa pianta. Laddove il fiore è la tesi, e il frutto è l'antitesi (ovvero ciò che si è scontrato contro il fiore, il suo opposto), la sintesi è l'albero, che è formato da fiore+frutto, ovvero da una cosa che nega l'altra!

La contraddizione, ovvero il fiore che "muore" per lasciare spazio alla formazione del frutto (che non è nient'altro che il fiore, ma mutato in frutto), genera la vita: permette all'albero di crescere e di riprodursi. Se l'albero non avesse questa dialettica, questo scontro, ovvero, il fiore in contrapposizione col frutto, non avrebbe modo di crescere, di svilupparsi, di essere albero vivo. Sarebbe statico, atrofizzato, morto. 

Ritorniamo ora al Tao.

Nel Pensiero Cinese, A e B hanno bisogno l'uno dell'altro, per manifestarsi:
abbiamo piena coscienza di cosa sia la luce solo perché esistono le tenebre,
sappiamo ciò che è Bene solo perché sperimentiamo la realtà concreta del Male,
e così via.
Queste "coppie" di elementi sono necessarie, e i contrari trovano riconciliazione nella differenza. Il Tutto, in divenire perpetuo e armonico.


Riguardo a Confucio, l'azione morale per eccellenza è dettata dall'inclinazione naturale che viene perfezionata dallo studio: per esempio, senza lo studio, l'audacia diventerebbe insubordinazione, l'onestà diventerebbe inganno.
L'Uomo ha in sé la sua misura, il suo metro: fare agli altri ciò che si vorrebbe fatto a se stessi, ma non occupandosi del risultato, o da "cosa ci guadagno".
L'azione corretta, l'azione pura, è indipendente dal suo risultato. Appunto, è un "dover agire per niente" o "fare per niente".

Perseguire un progressivo miglioramento di se stessi, nella moderazione delle passioni, nell'agire.
Avverso a Confucio, troviamo Mozi, che sosteneva che l'azione dovesse essere utile.

Non agire quindi, in modo forsennato (tipico di noi occidentali, basta vedere "la fame di consumo" e la brama di possesso di beni futili...) ma agire aspettando il momento propizio al dispiego di forza, "sentendo dentro di sé" l'istinto, il Tao.
Di fronte alle emozioni, per quanto forti, tumultuose, l'essere umano deve essere come lo specchio: riflettere, ma non trattenere, così come lo specchio riflette tutto, ma nulla trattiene.
Valutare tutte le cose, ma senza subire l'influenza di un concetto rispetto all'altro; essere malleabili, fluidi, come lo è l'acqua (e curiosamente, secondo il Tao, è proprio la natura femminile, rispetto a quella maschile, "rocciosa" e "ferma" ad essere più funzionale).

In Laozi, nel "Libro della vita e della virtù" si legge:

"Il Tao è come l'acqua che sgorga.
La sua azione è inesauribile.
....
Egli smussa ciò che è affilato
districa ciò che è intricato
modera il suo splendore"

L'acqua pur essendo fluida, leggera, ha il potere di devastare tutto, di penetrare in qualsiasi frattura, anche la più piccola, disgregando la dura roccia che pare eterna ed invincibile.

E ancora:

"Se si vuole chiudere
bisogna prima aprire.
Se si vuole indebolire
bisogna prima rafforzare.
Se si vuole abbattere
bisogna prima innalzare.
Se si vuole ricevere
bisogna prima dare.
Questo è un concetto sottile.
La flessibilità vince la durezza
e la debolezza vince la forza."

"L'uomo quando nasce è tenero e debole
quando muore è duro e rigido.
Le piante quando nascono sono tenere e delicate
quando muoiono sono aride e secche.
Per questo il duro e il rigido
sono compagni della morte
mentre il tenero e il debole
sono compagni della vita."

"Un'arma troppo dura
si spezza
un albero troppo rigido si schianta.
Ciò che è duro e rigido inaridisce
ciò che è tenero e debole fiorisce"

Il "non essere utile" rende "invincibili". Un esempio è dato da una storiella: il legno di una quercia, non essendo adatto a niente, e di poco pregio rispetto ad altri legni, non viene falciato da nessun artigiano;
il "non essere utile" della quercia, la rende "invincibile" e la fa prosperare nei secoli: se fosse stata utile a qualcosa, sarebbe stata falciata molto tempo prima.

Il Tao è inesprimibile. Non ha né forma né suono.
Non è un dio, non è un luogo.
Il Tao ritiene che niente sia statico, immutabile, tutto è relativo, e qualsiasi scelta/agire dipende dalle circostanze, non da idee o convinzioni a priori.
A livello di ideogramma, il Tao è una persona (vi è la stilizzazione di una faccia) che corre lungo un sentiero (tre linee diagonali e una stilizzazione di una gamba).

Il sentiero stesso è infinito e sconfinato. Non c'è un Tao preciso e da scoprire o da conoscere a tutti i costi o valido per tutti.


L'illuminazione è personale e non legata a figure intermediarie (mentre nella concezione spirituale occidentale abbiamo la suddivisione tra "gregge e pastore", rigide gerarchie ecclesiastiche che sanciscono ciò che è lecito o no e ciò che si debba fare, pena "il cadere in eresia" e quindi, nell'esclusione).
Nessun Maestro Tao "si permetterebbe" di intralciare il percorso meditativo-personale dell'allievo.
è interessante notare che nel Tao mancano anche concetti come "peccato originale","stato di caduta", "dannazione","colpa da espiare tramite sacrificio-dolore".

Per questo, spesso nell'antichità, i seguaci Tao entravano in conflitto con la politica, il governo, per il loro "tutto è relativo" o ancora, contro "I Maestri di Penitenza" per cui tutto era "colpa" e andava espiato tramite mortificazioni corporali durissime.
Esiste anche un altro concetto, detto "Il Giusto Mezzo", che vuol dire procedere, seguire le trasformazioni, assecondare i mutamenti.
La Via è potenzialità, mutamento, divenire, capacità di adeguarsi al Flusso Cosmico in perenne trasformazione e armonizzazione.
è "la smania di agire, di ottenere" la vera piaga della natura umana.

La Filosofia Occidentale ha cercato l'essere in domande fisse come "cosa è l'essere? cosa non lo è?" o "chi sono?"
per la Filosofia Cinese la domanda da porsi è "dov'è la Via?" "come agire o non agire?"

Così come il Vuoto, da noi collegato al Male, privazione di Dio, morte,
per la Filosofia Cinese è invece il punto di partenza, la potenzialità, l'energia.

Sarà Derrida a portare all'attenzione della Filosofia Occidentale molti insegnamenti cinesi, anche se in realtà molti concetti legati al divenire, al noumeno/fenomeno, all'apparire, "da noi" analizzati o ripresi a partire dal 1600-1700, più o meno, erano già presenti nella Filosofia Cinese già parecchi secoli prima; per esempio, troviamo l'idea del percepire già in Wang Yang Ming (1472-1529).

Anche Henri Borel riprende l'insegnamento di Laozi;
"Rinuncia del desiderio, anche di quello della bontà. Vivendo senza sforzo, senza compiere nessuna azione che non sia in armonia con la natura, liberati dalle illusioni, dai desideri e dalle aspirazioni."

"Il Maestro disse: chi al mattino ode parlare della Via, giunta la sera potrà anche morire".

Chi, anche un solo giorno esperisca il processo della vita e della morte, ha già conferito un senso alla propria esistenza.


Letture consigliate:

* "Il non agire - la Filosofia Cinese di Wu Wei -" di Margherita Sportelli (un libro in realtà non adatto ad una prima lettura, perché molto "concentrato"...)

* "Il Tao per un anno" e "Il Tao della Vita Quotidiana" di Deng Ming-Dao (libri adatti ad una lettura introduttiva, che spiegano molto bene e in modo immediato il Tao e il significato degli ideogrammi e concetti base)

***

Confucio

Chi governa con virtù, somiglia alla stella polare che permane al suo posto e tutte le altre stelle le fanno corona.
Chi non si sforza, Io non lo ammaestro, chi non si sforza di esprimersi, Io non lo esprimo.

il Cielo governò la Virtù in Me.
La virtù perfetta è forse tanto lontana? Se Io desidero la virtù subito, questa arriva.

L'uomo saggio è esperto in cose eccelse. L'omiciattolo è esperto in cose basse.
Governare vuol dire agire rettamente

Parole di un parlare serio non potranno essere seguite? Ma l'emendarsi è quel che conta.
Parole di blando avviso non potranno essere ascoltate?
Ma l'applicarle è quel che conta.
Udire e non applicarle, seguire e non emendarsi, io non saprei che farci.

***

Una breve introduzione al Tao! :)

Tao (Dao) viene tradotto con "Via", "Norma", "Ragione", "Logos"; Ma Laozi afferma che il Tao è Inesprimibile, che non ha né forma né suono.
Il Daodejing è un classico cinese che la tradizione situa nella prima metà del VI secolo a.C.
Te (De) è la Virtù, la forza spirituale del Tao, mentre Jin significa "libro": Daodejing è quindi il Libro del Tao e della sua Virtù.

Scrive Laozi:

"Il Tao è come l'acqua che sgorga
la sua azione è inesauribile.
Com'è profondo
sembra la sorgente di tutte le cose.
Egli smussa ciò che è affilato
districa ciò che è intricato
modera il suo splendore
velandosi con la polvere.
Com'è profondo, sembra eterno.
Io non so di chi sia figlio
sembra anteriore al sovrano celeste."


Seguire il Tao significa seguire un sentiero di vita. è un sentiero spirituale di gioia e introspezione, libertà e profondità.
Il Tao è dovunque. è il movimento di tutta la vita. è senza confini e fluisce in tutte le direzioni. Seguire il Tao ha senso, dal momento che è l'eterno processo che si sviluppa nell'universo. Se nuotiamo in un fiume, dovremmo approffitare della corrente.

Lo studio del Tao ebbe origine in Cina, e la sua storia si sviluppa per migliaia di anni. Le sue dottrine si sono evolute in un sistema tanto fittamente ramificato e complesso da non poter essere pienamente compreso nemmeno dedicando una vita intera al suo studio.

Il Tao fluisce sia per gli asceti che per la gente comune. In fondo dobbiamo fronteggiare tutti le stesse avversità: il sole sorge e tramonta su ciascuno di noi, ogni persona è soggetta all'invecchiamento (potremmo quasi parlare qui di presa di coscienza dell'Esserci! nota di Lunaria). Il processo del Tao ci riguarda tutti, senza distinzioni.

Tutti possono vivere secondo i principi del Tao. Non c'è nulla di quello che facciamo che non sia parte del Tao.

Ecco alcune prerogative per chi vuole seguire il Tao:

1) Semplicità: i seguaci del Tao conducono una vita semplice. Conservano le loro energie, sono contenti di ciò che hanno.

2) Sensibilità: chi segue il Tao rispetta gli altri, evita gli aggressivi e aiuta i bisognosi. Ama la natura e trascorre il tempo in solitudine, imparando dagli esempi della natura. La natura non è proprio sinonimo di Tao, ma ne è interamente parte, e quindi, una via perfetta per intravedere il Tao.

3) Flessibilità: questo è l'aspetto del Tao che gli adepti di altre discipline hanno più problemi ad accettare. Dal momento che il Tao ritiene che tutto il mondo sia relativo, non sposa alcuna idea di assoluto. Un seguace del Tao raramento escluderà qualcosa dal momento che ritiene che qualunque scelta dipenda dalle circostanze, piuttosto che da nozioni preconcette.

Coloro che seguono il Tao realizzano la direzione interiore delle loro vite. Accettano di essere ciò che sono, accettano di essere nati e accettano il fatto che moriranno e accettano che ogni stadio della vita abbia aspetti positivi e negativi.


E ora vediamo qualcosa più nello specifico! :)


Dao. Tao. Via, strada, sentiero, corso, capo, principio, dottrina, parlare. Il carattere a sinistra significa "correre". è formato dalla combinazione dei segni che indicano il movimento (linea diagonale) e "gamba". Il carattere e destra raffigura una faccia
- le linee verticali in alto rappresentano ciuffi di capelli -
Il Tao è una persona che corre lungo un sentiero.

Gli antichi, che per primi immaginarono il Tao, erano persone semplici. Formarono le loro concezioni camminando per le montagne che parevano lame di granito, scavando suoli granulosi e navigando ampi fiumi. Notarono le fasi regolari del sole, della luna, della terra e delle maree. Seguirono le stagioni. Osservarono la nascita, la vita e la morte, così come l'ascesa e il crollo dei regni.
Di notte, gli anziani sedevano all'aperto vicino ai fuochi e parlavano a colore che volevano apprendere. Per illustrare le loro idee e per aiutare la memoria degli allievi, disegnavano dei pittogrammi sul terreno. La vita era un movimento supremo, più grande degli esseri umani, più grande del cielo e della terra. Niente era fisso, poichè tutto - dai cicli del sole e della luna alla nascita e disfatta degli imperi - mostrava trasformazioni cicliche senza fine. Riassunsero tutto questo disegnando una figura di Tao: una persona che corre lungo un sentiero: rappresenta il movimento organico del cosmo come un grande corpo dinamico ed equilibrato in moto, così come raffigura il sentiero che ognuno di noi segue nella vita.
     
Come dicevo, questa filosofia di vita si basa moltissimo sull'osservazione della Natura, di tutto ciò che ci circonda, per comprendere il segreto della vita, dell'esistenza, per compenetrare il ritmo del Cosmo, le sue regole, "la sua corrente". Ciascun elemento naturale, dal singolo filo d'erba, alla maestosa cascata, dal ragnetto intento a  tessere la sua tela, alla tempesta che squassa il cielo, si presta a una riflessione Tao.

Riporto qualche riflessione Tao sull'Acqua. Tra parentesi, si può collegare a due personaggi di "Sailor Moon", che nel cartone rappresentano proprio l'elemento dell'acqua dolce (Sailor Mercury), collegato al pensiero, all'intelligenza, alla stabilità, e l'elemento dell'acqua salata (Sailor Neptuno) collegata invece al mistero, al sogno, alla sensibilità, alla malinconia.


L'Acqua è la Vita.

Quando gli anziani e i loro allievi si fermavano a riposare accanto alle limpide acque di un ruscello, i maestri paragonavano il Tao all'acqua. L'acqua scorre. Ogni goccia è fatta della stessa sostanza. L'acqua non ha mai paura di essere divisa, poiché sa che ciò sarebbe solo temporaneo. L'acqua tornerà sempre a scorrere unita. è eterna. L'acqua è potente. Benchè abbia il potere di lusingare, confortare e lavare, può anche essere enorme, potente e travolgente. La sua natura è costante. è fedele a se stessa.
L'acqua è profonda. Nelle profondità dei laghi, nel buio degli oceani, racchiude tutti i segreti. è pericolosa, è misteriosa. Eppure la vita è venuta da queste profondità.
L'acqua è intrepida: si lancia senza paura da qualunque altezza. Cade senza ferirsi.
L'acqua è equilibrata: in qualunque situazione cercherà sempre il suo livello; l'acqua scorre sempre verso il basso, verso il livello più stabile. Si adatta a qualsiasi situazione in modo equilibrato.
L'acqua è nutriente: senza acqua nessuna pianta e nessuna creatura può sopravvivere.
L'acqua è calma. Può essere completamente immobile e nella sua tranquillità rispecchiare perfettamente il cielo.
(altro elemento della Filosofia Tao, nota di Lunaria)
L'acqua è pura. è trasparente, chiara e rende superfluo qualunque abbellimento o aggiunta.
L'acqua è delicata, eppure quando la sua forza si accumula, è in grado di spianare le montagne. L'acqua è limpida, e così, quando è fedele alla sua natura, conosce la purezza del Tao.
L'acqua è tollerante: lava via il fango eppure quando è ferma, è il fango che si deposita, mentre l'acqua ritorna alla sua purezza.
Durante la stagione delle piogge, i corsi d'acqua si ingrossano. Esili rivoli diventano torrenti, piccoli torrenti divengono fiumi.
I fiumi confluiscono negli oceani (si noti qui il miscelarsi dell'acqua dolce con l'acqua salata dell'oceano, nota di Lunaria).
Gli antichi ci insegnavano a prendere l'acqua come modello e a lasciare che i nostri caratteri si accumulassero e confluissero. Quando tutte le parti della nostra vita si uniscono le une con le altre, aumenta la forza della nostra personalità.

Come si realizza tutto ciò? Attraverso l'umiltà. Le acque si accumulano perché cercano i terreni più bassi. Non esitano a scendere nelle gole più profonde o nei luoghi più sporchi. Nel fare questo, le acque si ingrossano sempre di più e si raccolgono finchè il risultato è una forza a cui né la roccia, né il legno, (questi sono altri elementi Tao, sui quali si può meditare. Nota di Lunaria) né gli esseri umani sono in grado di opporre resistenza. Allo stesso modo, solo coloro che sono umili potranno diventare grandi, perché avranno accumulato la forza morale necessaria all'essere superiore.

Per tutte queste caratteristiche della sua essenza - fluida, potente, profonda, intrepida, equilibrata, nutriente, calma e pura - chi volesse seguire il Tao non dovrebbe fare altro che emulare l'acqua in ogni modo possibile.

Al discorso della contemplazione della natura, penso si possa collegare il concetto di Spinoza del "Deus sive natura", "Dio, ovvero la Natura". Dio-Tao, ovvero la Natura che ci circonda, in tutti i suoi infiniti aspetti.

Secondo il Daodejing, il Libro del Tao e della sua Virtù,

"Nel mondo niente è più flessibile e debole
dell'acqua
ma nell'avventarsi contro ciò che è duro e forte
nessuno può superarla
nessuno può sostituirla.
Il debole vince il forte
il flessibile vince il duro.
Nel mondo tutti conoscono questo principio
ma nessuno riesce a praticarlo.
Per questo il saggio dice:
chi prende su di sé le vergogne del regno
diventa signore dei sacrifici della terra
chi prende su di sé le disgrazie dello stato
diventa re di tutto l'impero.
Le parole vere sembrano paradossali."


E dopo aver visto il simbolismo dell'Acqua nel Tao, vediamolo nelle altre religioni!

Le acque sono la fonte di tutte le potenzialità dell'esistenza, l'origine e la tomba di tutte le cose; l'indifferenziato, il non manifesto; la prima forma della materia, il "liquido della verifica totale" (Platone). Tutte le acque simboleggiano la Grande Madre, e sono associate alla nascita e al principio femminile, al grembo universale, alle acque del ristoro e alla sorgente della vita.
L'acqua è l'equivalente liquido della luce. Le acque sono anche equiparate al flusso continuo del mondo manifesto, all'inconsapevolezza, all'oblio: dissolvono, cancellano, purificano, rigenerano; sono associate al movimento del sangue e della linfa in antitesi con l'aridità della condizione statica della morte: ecco perché era frequente anche un battesimo di sangue, oltre che dell'acqua; l'immersione nell'acqua simboleggia il ritorno allo stato primordiale della purezza, il rinascere a nuova vita (in questo senso il battesimo cattolico imposto ai bambini è un'assurdità; a parte che Gesù si è battezzato da adulto, ma non ha alcun senso a livello di volontà, libera fede o di adesione al Dio specifico della dottrina cristiana, battezzare un bambino inconsapevole...nota di Lunaria).

Le acque della Primavera o della Sorgente della Vita, nascono dalla radice dell'Albero della Vita nel centro del Paradiso.
(l'Albero Cosmico è un simbolo femminile, o anche, androgino, se è intrecciato e unito a un ramo dal quale fiorisce un germoglio).

Sotto forma di pioggia, l'acqua è il potere fecondante del Dio del Cielo, fertilità.
Nelle carte dei Tarocchi, del Sole e della Luna, si vede molto bene questa cosa delle "goccioline cosmiche".

Sotto forma di rugiada è benedizione, ristoro spirituale e luce dell'alba.
Tuffarsi nell'acqua è cercare il segreto della vita; camminare sulle acque è trascendere la condizione del mondo fenomenico.
Attraversare l'acqua significa passare da uno stato all'altro; è anche separazione.

L'acqua è il fuoco sono due elementi in conflitto che finiranno col compenetrarsi e unirsi (come nel Magen David, nota di Lunaria).


Il fuoco e l'acqua sono anche associati ai due grandi principi, il Padre Cielo e la Madre Terra, ma il Padre Cielo può anche rappresentare l'umidità fecondante della pioggia che cade sulla terra.

Così ne parla Mircea Eliade in "Trattato di storia delle religioni"

La più popolare preghiera del mondo è rivolta al ‘Padre nostro che è nei Cieli’. Potrebbe darsi che la preghiera più antica fosse diretta allo stesso Padre celeste; questo spiegherebbe la testimonianza di un Africano della tribù degli Ewe: ‘Dove è il Cielo, ivi è anche Dio’. La scuola etnografica di Vienna, e in primo luogo il Padre W. Schmidt, autore della più vasta
monografia sull'origine dell'idea di divinità, cerca addirittura di dimostrare l'esistenza di un monoteismo primordiale, basato essenzialmente sulla presenza degli dèi celesti nelle società umane più primitive. Lasciamo per ora sospeso il problema del monoteismo originario. Quel che non ammette alcun dubbio è la quasi-universalità della credenza in un Essere divino celeste, creatore dell'Universo e garante della fecondità della terra (grazie alle piogge che versa).

L'acqua col vino denota la fusione  della natura divina con quella umana, o la divinità che si nasconde nell'umanità.
L'acqua con l'argilla rappresenta la Creazione.
Le acque profonde (mari, laghi, pozzi) sono associati alla sfera dei morti, o sono la dimora di esseri mostruosi o fantastici (sirene, piovre giganti, serpenti marini...); in senso più "moderno", l'inconscio umano, che può nascondere, generare mostri e incubi.

Per gli Aztechi e gli Inca, le acque sono il Caos primevo.
Nel Buddismo, il fluire perpetuo del mondo manifesto; "attraversare il fiume" è un'espressione usata come simbolo del passaggio attraverso il mondo dell'illusione per raggiungere l'illuminazione del Nirvana.
Nella mitologia Celtica, le acque sono la dimora della Signora del Lago; il Paradiso Celtico, Tir-nan-og, la Terra degli Eternamente Giovani, è al di là delle acque.
Per gli Antichi Egizi, il Nilo era sacro; per i Greci e i Romani, Venere/Afrodite sorse dalle acque;

Nettuno controlla il potere delle acque, il fiume Lete è il fiume le cui acque donano l'oblio, mentre lo Stige viene attraversato alla morte.
Nella mitologia induista, Agni è nato dall'acqua e dalla terra, ed è la colonna che sorregge ogni esistenza. Varuna controlla le acque. Visnù dorme sulle acque, e anche Brahma è colui che cammina sulle acque.
Nell'antica mitologia iraniana, Apo, l'acqua, è allo stesso tempo solare e lunare, ed è l'oceano primordiale.
Nell'Islam si trova: "Dall'acqua Noi abbiamo fatto ogni cosa vivente/Il Suo Trono era sull'Acqua".
Nelle credenze dei Maori, il paradiso è sotto l'acqua che simboleggia la perfezione primordiale.
Nella mitologia scandinava, l'acqua, in cui dimorava il serpente di Midgard, racchiudeva la terra, e l'oltretomba era un luogo di nebbie. Lo Yggdrasil aveva le sue radici nell'oltretomba e da esse scaturì la sorgente Hvergelmir, l'origine dei fiumi.
Nella mitologia sumerica, all'inizio esisteva Apso, l'acqua primordiale, mentre la Dea Tiamat era il mare e il caos. Marduk, in quanto Luce, creò la terra, relegando Tiamat nelle profondità.
Come abbiamo visto, in senso Taoista l'acqua rappresenta la debolezza, e allo stesso momento, l'elemento più forte.       

In senso filosofico, "L'acqua è il principio di tutte le cose" (Talete, VII-VI Sec a.C) è la prima affermazione "scientifica" sulla Natura. "Tutto scorre/non potrai bagnarti due volte nelle acque dello stesso fiume" diceva Eraclito.

***

Bai. Bianco. Il cerchio esterno è indicazione di una cavità; la linea bianca all'interno indica che dentro è vuota. Per estensione, questo ha assunto il significato di bianco, cioè dell'assenza di qualcosa all'interno. Un'altra interpretazione è che si tratti della rappresentazione di un baco da seta bianco.

All'interno, ognuno di noi è bianco.

Il bianco è il simbolo della purezza. Nelle cerimonie rappresenta la spiritualità. Poiché gli antichi insegnavano che noi siamo già puri, deridevano i maestri che predicavano la penitenza e la mortificazione come metodi spirituali.

Chiedevano: "Siamo già santi. Perché lottare per divenire ciò che già siamo?"

I maestri di penitenza osservavano che abbiamo bisogno di perfezionarci, di purificarci da desideri immondi per raggiungere la purezza dell'anima dentro di noi.

Gli antichi rispondevano: "Se un principe indossa abiti diversi, può questo cambiare il fatto che egli è principe? Tu sei già Tao. Perché devi stupidamente oscurarti se sei nato completo?"

I maestri di penitenza dichiaravano: "L'uomo è malvagio. è pieno di cupidigia. Perfino il bimbo innocente è corrotto in quest'oceano di sofferenza. Dobbiamo praticare la santità, per ritornare allo stato puro."

Gli antichi sorridevano e dicevano: "Se prendiamo una pietra e cominciamo a strofinarla, riusciremo a farne un diamante?"

"No, perché, per prima cosa, non era un diamante" ammettevano i maestri di penitenza.

E con questo, gli antichi si allontanavano.

Dai tempi più antichi fino a oggi, la gente ha adorato gli Dei. Ma fin dall'antichità la tradizione Tao ci ha insegnato a guardare al di là degli Dei. Che cosa c'è al di là degli Dei? Un saggio disse: "Al di là degli Dei, è il silenzio."

La condizione esistente al di là degli Dei può ben essere il silenzio, ma non possiamo ottenere il silenzio qui e ora? No, non preoccupiamoci della spiritualità e dei classici, dei rituali e dei grandi metodi. Mettiamo tutto da parte. Smettiamo di parlare - è già un buon risultato! - e smettiamo di pensare - difficile, ma una bella sfida - e cerchiamo solo di stare in silenzio. Cerchiamo di stare quieti solo per un secondo. Davvero e completamente quieti. Proviamo a continuare per due secondi. Poi per un minuto e poi ancora più a lungo. Non preoccupiamoci per ora di quanto duri la quiete. Non stiamo facendo una gara. Concentriamoci su questa quiete. Perché, se "al di là degli Dei è il silenzio", allora in un solo momento di quiete avremo avuto un'esperienza immediata del Tao. Senza aver bisogno di un prete. Senza un maestro. Senza anni di studio. Avremo sperimentato da soli il silenzio che è il Tao.


"Yin e Yang, le Energie Primordiali"

Per i Cinesi, le trasformazioni necessarie all'evoluzione, hanno come fattori la dualità e la complementarità di ciò che essi chiamano lo Yin e lo Yang. Questi termini designano l'aspetto oscuro e l'aspetto luminoso di tutte le cose.

Lo Yin non esiste che in rapporto allo Yang, e viceversa.

Essi sono inseparabili, e la loro interazione è alla base della metafisica cinese che si riassume in un solo segno di un'infinita ricchezza simbolica, il T'ai-Ki,(T'ai-Chi), il cui segno rappresenta l'uovo primordiale. In effetti è la separazione dei due elementi di questo segno che dà luogo a quelle energie primordiali che sono lo Yin e lo Yang.

Il T'ai-Chi, da cui tutto ha origine, deve raddoppiarsi perché nulla può nascere dalla perfezione, come insegna l'alchimia. La creazione scaturisce dalla fusione delle due forze, una maschile e l'altra femminile, allo stesso tempo opposte e complementari.

La simmetria dello Yin e dello Yang non è statica, ma è in continua rotazione, in un movimento ciclico perpetuo, in cui lo Yang ritorna alle sue origini ridiventando Yin, mentre lo Yin, raggiunta un'estrema ampiezza, lascia il posto allo Yang.
Ogni volta che una delle due forze raggiunge il suo punto massimo, genera il germe del suo opposto che ingrandisce proporzionalmente alla misura della rotazione fatta per prendere il posto di quello opposto, e così via.

I Cinesi considerano la vita dell'uomo come l'unione di momenti Yin e Yang; alcuni periodi sono più Yin o Yang di altri. Lo Yang è rappresentato da un tratto pieno _______ , lo Yin da un tratto spezzato  ___  ___ ,

e l'insieme del sistema è semplicemente costruito in base a questi due tratti. Combinando questi tratti a due a due si ottengono quattro configurazioni:

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__________


____  ____
__________


__________
____  ____


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e aggiungendo un terzo tratto a ciascuna di queste configurazioni si ottengono otto trigrammi. Gli Antichi Cinesi ritenevano che i trigrammi raffigurassero tutte le situazioni possibili, umane o cosmiche. Essi diedero loro dei nomi caratteristici:

Ch'ien: creatore, padre, cielo, acqua, luna, pioggia, emozioni.

Kenn: solitudine, riposo, montagne, ascensione, separazione. 

K'ann:  inesauribile, cielo attivo, potere, spirito.

K'un: ricettivo, madre, terra, materia primordiale.

e molti altri.

Da questi, deriva l'I Ching, ("Libro delle Mutazioni": "I" in origine significava "camaleonte", che cambia colore relativamente all'ambiente in cui si trova: modificandosi resta sempre in accordo con l'ordine delle cose. "Ching" significa "trama di stoffa", e rappresenta ciò che resta invariato) in cui ogni esagramma possiede un nome proprio e un commento composto di tre parti: la prima, "sentenza" indica lo svolgimento dell'azione di fronte al cosmo; la seconda, "immagine", commenta poeticamente il significato dell'esagramma; la terza, offre l'interpretazione.

Questo uso divinatorio era nota come "achilleomanzia", o divinazione per mezzo degli steli di achillea (millefoglie), già nota in Cina a partire dal III millennio, chiamata Che Pou.

L'I Ching è un vero e proprio libro, nel quale sono condensati sapienza e precetti filosofici. Non solo a uso "divinatorio", ma anche dal punto di vista dell'uomo, visto in armonia con il creato: essere e agire in funzione dell'ordine del cosmo, dell'ambiente sociale, familiare, affettivo.


Ora riporterò un altro simbolo, non legato al Tao, ma che presenta punti ideologici in comune: l'Ouroboros.

"La mia fine è il mio inizio". è questo che ci direbbe, il Serpente che, arrotolato su se stesso, si morde la coda.

L'Ouroboros rappresenta l'Indifferenziato, la Totalità, l'Unità Primordiale, l'Autosufficienza, che genera se stesso, si accoppia, si ingravida, e si uccide.
è il ciclo della Disintegrazione e della Reintegrazione, il Potere che eternamente consuma e rinnova se stesso, Il Ciclo Eterno, il Tempo Ciclico, le Tenebre prima della Creazione.
Immortalità, Eternità, Saggezza, apparentemente Immobile, ma, arrotolandosi su se stesso, in Movimento Perpetuo.

In senso alchemico: Potere latente, materia informe, l'Opus Circolare delle sostanze chimiche nel Vaso Ermetico.

Dal punto di vista della mitologia egizia: può essere visto come il Cerchio dell'Universo.

Dal punto di vista della mitologia greca può essere associato a "Tutto è Uno". Il Tutto era all'inizio come un uovo, o come un serpente che lo cingeva come un cerchio.

Dal punto di vista buddista e indù: può essere associato alla ruota del Sansara, delle reincarnazioni. A mio parere, anche, alla Dea Kali, perché anche Lei è vista come Colei che distrugge, per permettere la ri-creazione.  

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Qualche stralcio sul Buddhismo...

Qualche notizia su çantideva! Riporto qualche stralcio preso dalla traduzione che ne fece Giuseppe Tucci nel 1925.

çantideva, secondo una leggenda accolta dallo storico mongolo Taranatha, sarebbe stato figlio di un re del Surashthra.
Vissuto nell'VIII secolo d.C, fra gli agi e gli splendori di una corte principesca, alla vigilia della sua incoronazione, quando stava per essere acclamato successore del trono paterno, un sogno ammonitore gli svelò gli orrori della sua vita peccaminosa.
Come nel Buddha, anche in çantideva sorge il desiderio di abbandonare le reggia; giunta la notte, fugge nei boschi, ove, assistito da alcuni maestri, si abitua ad esercizi di ascesi e meditazione. Poi, la leggenda racconta che subì nuovamente la tentazione di una vita mondana, diventando ministro del re Pancamasimha, ma che, disgustato dalle calunnie della corte, egli tornò a vita monacale, prendendo il nome di çantideva.

çantideva, dopo esser tormentato in continuazione da travagli e crisi, recitando il "Bodhicaryavatara" ("Introduzione alla pratica del Bodhi" cioè di quelle virtù che è indispensabile possedere per conseguire l'illuminazione - Bodhi - cioè per diventare Buddha), il quale è uno dei momenti più significativi e più importanti dell'ascetica indiana, che Barth volle paragonare all'Imitatio Christi. Ma laddove nell'Imitatio Christi lo scopo supremo è la comunione con Dio, cui lo spirito del contemplante anela, proteso in uno slancio d'amore, nel Bodhicaryavatara è la celebrazione del Bodhissatva, che è l'ideale della carità e della pietà in atto; egli non cerca già, come l'arhat (il santo che, in virtù di una terapeutica mentale e morale, entra nel Nirvana) del Buddhismo primitivo, di perdersi completamente nell'indefinibile pace del Nirvana, ma fa voto di perdurare nel dolore dell'esistenza, di lasciarsi trascinare nella ruota del Samsara (il giro delle nascite e delle morti cui inevitabilmente si soggiace fino a quando non si sia entrati nel Nirvana), fino a quando dei suoi sacrifici, della sua misericordia, della sua carità non abbia profittato il maggior numero delle creature.

(nota di Lunaria: Cioran, nell'"Inconveniente di essere nati" ebbe a dire: "Mi piace quell'idea indù secondo la quale possiamo affidare la nostra salvezza a qualcun altro, preferibilmente a un "santo", e permettergli di pregare in vece nostra, di fare qualsiasi cosa per salvarci. è un vendere l'anima a Dio." !)

Il Bodhissatva rinuncia cioè al suo proprio bene per il bene degli altri, non è un asceta che si chiuda nella contemplazione di quel sommo ideale che anela raggiungere, ma un milite che la sua costanza, la sua fermezza e la sua virtù dedica al sollievo materiale e morale delle creature.

Il libriccino di çantideva espone appunto in forma di vademecum questi precetti fondamentali per chiunque abbia in animo di percorrere questa via né facile né breve. 

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"Verranno tempi", si fa dire al Buddha in alcuni testi mahayanici, "in cui sempre più breve si farà la nostra vita. E tutti gli uomini invasati da una tragica follia di odio e di distruzione correranno l'un contro l'altro per vilipendersi, battersi, uccidersi. Ed ogni bastone ed ogni ramoscello si tramuterà in spada tagliente nelle loro mani omicide, fino a che, scomparsa ogni creatura, avrà termine quest'evo cosmico in cui abbiamo la triste ventura di vivere".

Ma quando un decadimento fatale sembrava aver spento nelle coscienze ogni scintilla divina, ecco balzar fuori dallo stesso contagio il profeta, che con la parola e l'esempio suscita redentori entusiasmi.

Il "Cammino verso la Luce" (Bodhicaryavatara) è la celebrazione del Bodhissatva, di questa santa creatura che il buddhismo mahayanico ha glorificato, e quindi è opera d'amore. Un amore per tutte le creature,uomini ed animali, ché la demarcazione recisa che noi occidentali siamo abituati a fare fra uomini e bestie è ignota all'indiano.
Uomini e bestie, dei e demoni sono ugualmente vittime del dolore, aggiogati dal peccato ad un indefinito travaglio nel giro delle esistenze, e ugualmente si preparano la propria sofferenza o la propria felicità, in virtù di quella ferrea legge del karman, che è per così dire la forza motrice di tutto quanto il creato.
Il mondo soffre di un multiforme dolore, e questo dolore nasce dal nostro peccato e dalla nostra ignoranza, che è brama di piaceri, sete di potenza, orgoglio, desiderio di primeggiare, insofferenza dell'altrui prosperità, gioia dell'altrui male, odio, rabbia. Distrutte le passioni è distrutto il dolore; e siccome questo dolore è sempre tale, sia in me che negli altri, esso deve essere combattuto, per il fatto stesso che è dolore, in me e negli altri.

Allora non più il serpe dell'invidia si anniderà nell'animo nostro, né l'odio del nostro cuore traboccherà in parole acerbe contro i nostri nemici o armerà ai loro danni la nostra destra; ma solo carità, pietà, misericordia, amore governeranno il nostro spirito rasserenato.

 
I - ELOGIO DEL PENSIERO DELL'ILLUMINAZIONE

8. Chi voglia guardare le centinaia di dolori che (accompagnano) la vita, chi voglia estirpare i tormenti (che affliggono) le creature, chi voglia godere infinite felicità, non deve mai dipartirsi dal pensiero dell'illuminazione.

9. Quell'infelice che è legato nella prigione dell'esistenza, non appena si produca in lui il pensiero dell'illuminazione, in un istante vien detto il figlio del Buddha, e diventa degno di essere onorato dal mondo degli uomini e degli immmortali.

10. Dopo aver assunto questa impura immagine (che è il corpo), egli ne fa una inestimabile preziosa effigie dei Vittoriosi. Afferratelo ben stretto questo elisir straordinariamente efficace, che si chiama il pensiero dell'illuminazione.

18-19. Da quel momento in cui l'uomo ha con mente inamovibile formulato il pensiero di liberare gli innumerevoli mondi delle creature, torrenti di merito ininterrotti fluiscono simili allo spazio (infinito), anche per chi in varia guisa sia torpido o distratto.


II - LA CONFESSIONE DEI PECCATI

37. Ogni cosa che (ora) si percepisce, diventerà soltanto un ricordo. Tutto è simile a ciò che si prova nel sogno; una volta passato non cade più sotto i nostri occhi.

40. Notte e giorno cresce senza posa il logorio della mia vita, senza che nulla sopravvenga a risarcirmi dei danni; forse che io non dovrò morire?

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Qualche Haiku, per dare un'idea della Poesia Giapponese.

Qualche Haiku di Yone Noguchi, presa da
"Diecimila Foglie Vaganti nell'Aria"


Immagina che le stelle
cadano in frantumi - il loro suono sarà mai
simile al mio canto d'amore?

***

Cos'è la vita? Una voce,
un pensiero, una luce nel buio,
ecco, un corvo nel cielo.

***

è la pallida ombra della Luna mattutina,
no, è neve che cade sulla terra
è pulviscolo di fiori che sbocciano?
No, è poesia che sorride al cielo.

***

L'improvviso dolore della terra
avverto al cadere della foglia,
"La vita è Autunno" gemo.

***

A sera
spira il vento,
accanto a una capanna di paglia,
sussurrando qualcosa alle spighe di riso.
Busso alla porta della vita -
c'è nessuno?

***

Le stelle cadute
risalgono in cielo?
le rugiade sull'erba.

***

Io, falena senza senso del giorno,
non oso volare,
per non incrinare il silenzio.

***

"Fantasma della mia anima" grido,
"Piangi solo per maledirmi?"
Tip, Tip, Tip... così cade la pioggia.

***

Non bisogna evitare il pianto di una rosa?
Oh, come potrei,
quando, in realtà la rosa sono io?

***

Ti piangerò attraverso gli anni?
Volgerai il viso per rispondere
alle mie lacrime col tuo sorriso?



Yosa Buson

"Cadono i fiori di ciliegio"

Cadono i fiori di ciliegio
sugli specchi d'acqua della risaia
stelle
al chiarore di una notte senza luna.